Quinto album per la band scozzese che nel 2006 mosse i primi passi nella scena Indie britannica con un debut album, Costello Music, che
non passò di certo inosservato. Considerati tra le piຠinteressanti band emergenti del periodo potrebbero tranquillamente vivere di rendita per quel singolo, “Chealsea Dagger”, che ancora oggi possiamo ascoltare usato come stacchetto negli stadi dopo un goal o in qualche villaggio turistico con animatori troppo pigri per cimentarsi in qualche hit più recente. Da allora album con più bassi che alti, uno scioglimemto, la reunion e dopo 3 anni da “Eyes Wide, Tongue Tied” Jon ed i suoi fratelli ci propongono undici nuove canzoni, ben prodotte da Tony Hoffer che aveva già collaborato nel precedente lavoro del gruppo.
“In Your Own Sweet Time” è probabilmente il miglior lavoro dei Fratellis dopo il già citato debutto: ogni pezzo puó avere la presunzione di considerarsi una piccola hit, soprattutto per chi ama Jon Fratelli e la sua capacità di scrivere pezzi indubbiamente “catchy”. Qui ne troviamo a iosa, scordiamoci la fredda Glasgow, ascoltiamoci per esempio “The Next Time We Wed”, un veloce viaggio transoceanico dove, partendo dalla Londra dei Blur ci troviamo nella Minneapolis di Prince ( impossibile non trovarci affinità con la indimenticabile “Kiss”).
Notiamo in “Advaita Shuffle” e in “I Am That” un ritorno agli anni 60, un po’ Kula Shaker con un tocco “Beatlesiano” alla “Within You, Without You” che convince.
Il lavoro di Tony Hoffer è ottimo, la band ha molta fiducia in lui, stima ben ricambiata: i brani si arricchiscono di suoni ed effetti che ne migliorano la qualità .
L’elettronica è protagonista in “I Guess…I Suppose” e ” Indestructible”, mentre “Sugartown” e la successiva “Told You So” sono piccoli gioielli pop a confermare che i Fratellis hanno ancora molto da dire.
Non troviamo qui hit del livello di “Henrietta” o “Chelsea Dagger” ma è impresa ardua trovare un pezzo che faccia da riempitivo. Ovviamente manca l’originalitá. I brani difettano di quella imprevedibilità che fanno la differenza: quella sensazione di già sentito che non lo rende un album vincente.
“In Your Own Sweet Time” non va preso troppo seriamente, per il semplice motivo che è il frutto di un lavoro spontaneo, libero da ogni aspettativa. Jon Fratelli è un tipo introverso, ama stare in compagnia di se stesso e della sua musica. Non si cura molto di quello che accade nel mondo musicale che lo circonda. Gli piace scrivere canzoni perchè è quello che fa sin da ragazzino ma non narra di se stesso o delle sue emozioni, lo troverebbe troppo noioso. Se gli chiedete quale è stato il concerto che ricorda con più piacere vi risponderà non citando Glastonbury ma ricordando un fatto accaduto ben 13 anni fa: la sera della loro prima esibizione come band a Glasgow, nello scantinato di un piccolo bar, l’O’Henrys, davanti a 50 persone. Iniziarono quel giorno la loro avventura, con la certezza e l’arroganza di essere sulla strada giusta, sicuri che l’energia creata in quel piccolo locale non si sarebbe esaurita appena scesi da quel palco.