Dopo ben più di un decennio di silenzio discografico, gli Sleep emergono dalle nebbie del tempo con il nuovo “The Sciences”. A tirarli fuori dalla fitta coltre di fumo (di marijuana, naturalmente) nella quale sembravano essersi persi per sempre ci ha pensato la Third Man Records di Jack White, strenuo e indefesso difensore del vintage che con la sonnolenta creatura di Al Cisneros, Matt Pike e Jason Roeder condivide giusto l’amore per i suoni paludosi dell’hard rock classico e un talento naturale nello sfornare riff memorabili. Inutile dirlo, le similitudini finiscono qui. Consideriamola da un punto di vista letterario: se il look dell’ex White Stripes ricorda quello del folle e stravagante Cappellaio Matto di “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, gli Sleep hanno il fascino delle misteriose e innominabili entità concepite dalla mente di H.P. Lovecraft, il maestro dell’horror.
E chissà , forse “The Sciences” sarebbe potuto piacere parecchio allo scrittore di Providence: i testi trasudano occultismo da tutti i pori, mentre la voce ipnotica di Cisneros ci immerge in una dimensione cosmica che unisce misticismo e “fattanza”. Ad aprire le danze è la sei corde di Pike, che nella “breve” intro (breve per modo di dire: siamo intorno ai tre minuti, una sciocchezza rispetto alla durata media degli altri cinque brani in scaletta) simula i rumori di una nave spaziale in fase di decollo. Neanche il tempo di accendere un bong e gli Sleep sono già in orbita, diretti verso la terra promessa dello stoner metal: il pianeta Iommia (da Tony Iommi, il chitarrista dei Black Sabbath). è Al Cisneros a dargli questo nome in “Marijuanaut’s Theme”, la sigla ideale per uno “Star Trek” ad alto contenuto di THC.
Il viaggio prosegue a velocità pachidermiche in “Sonic Titan” e “Antarcticans Thawed”, due epici esempi di bravura da parte del genio dei riff Matt Pike. Nell’avvio solenne di “Giza Butler” Al Cisneros fa il verso ai suoi OM; il resto del brano tuttavia è al 100% in stile Sleep, tra accordature sotto lo zero ed evidenti riferimenti sabbathiani – questa volta anche nel titolo (Geezer Butler è il bassista e paroliere del leggendario quartetto di Birmingham). E tanto per non tradire il tema spaziale/fantascientifico alla base di “The Sciences”, il testo pullula di riferimenti al Ciclo di Dune di Frank Herbert: qui però il Melange, la preziosissima spezia di Arrakis, non emana il profumo della cannella ma quello ben più pungente della cannabis.
Lo strumentale “The Botanist” chiude in maniera perfetta questo allucinante trip, tra richiami alla psichedelia ed atmosfere rarefatte, tra droghe leggere e musica pesante. Alla fine dell’ascolto avrete gli occhi arrossati e un sorrisone a 32 denti stampato sulla faccia, proprio come questi tre vecchi “marijuanauti”. Speriamo di rivederli un po’ più spesso sulla Terra.
Credit Foto: Tim Bugbee