Quarto lavoro solista per il frontman dei The Charlatans, alfiere autentico della storica transizione tra il movimento Madchester ed il Brit Pop.
Un album registrato in una tre giorni a cavallo tra Natale e Capodanno 2008 in studio a Manchester, insieme a Josh Heyward (The Horrors), Ladyhawke, Debbie Googe (My Bloody Valentine), Steffan Halperin (Klaxons) e Martin Duffy (Primal Scream), il tocco dei quali si sente -eccome- e lasciato fino ad oggi inedito, nato come una sorta di esercizio di stile (e cazzeggio) tra amici, tesi confermata dallo stesso Tim in una recente intervista.
9 tracce che scorrono con sorniona naturalezza a cui fa da apripista l’iconica “Clutching Insignificance” (azzeccato il riff elettrico ad innescare un pezzo dal chorus da tipico inno 90’s) ed alla quale seguono brani di qualità (“Just One Kiss” è una ballad power-pop sorella maggiore di “Goodbye Kiss” dei Kasabian), deviazioni lato post-punk (la vibrante “Nik V”, dedicata alla compagna di Tim, Nik Void) e melodie da classica brit-Banger (il singolo che ha anticipato l’album, “Inspired Again”, ne è la fulgida espressione), il tutto per sfumare in brani più rarefatti ed intimi come “The Savages (A Table For Their Heads)” e “Takes Me Places” a chiudere un disco che dimostra di non aver la pretesa di sperimentazioni eccessive o di liriche ad effetto.
Proprio per questo (oltre che per l’affascinante data di pubblicazione, dieci anni in ritardo rispetto a quella di registrazione) l’album risulta essere una chicca per gli aficionados ed un ottimo ascolto (e riascolto) anche per le orecchie dei meno vicini al genere.