di Michele Nicoli
Ormai ho perso il conto del numero delle volte che sono stato all’ Estragon e ho pure perso il conto del numero delle volte che ho visto Mike Patton dal vivo, ma questa è un’occasione speciale, non solo perchè Dave Lombardo, già con Patton nei Fantomas, siede dietro le pelli, ma soprattutto per la presenza di Justin Pearson e Michael Crain (Swing Kids, The Locust e Retox). Vederli tutti insieme è un sogno che si realizza.
La domanda che mi gira in testa è solo una: ma quel palco cosi possente riuscirà a sorreggere il peso della storia che questi quattro musicisti hanno contribuito a scrivere?
Quando salgono sul palco alle 22 precise, il pubblico è già in delirio per salutare il ‘compaesano’ acquisito dagli Sati Uniti e sono subito sassate nei denti che verrebbe quasi da definire “‘gratuite’. C’era d’aspettarselo! I Dead Cross sono indubbiamente il nuovo super gruppo di Mike Patton, ma questa volta si respira l’aria di una Band e non di un “‘Progetto’.
Snocciolano un brano dopo l’alto dall’unico album finora registrato, coprendo tutto il loro repertorio in meno di 45 minuti”…molto ,molto intensi. La musica che risuona è davvero l’insieme delle esperienze di questi quattro ragazzi e non un conglomerato di professionisti del “‘maggiore bordello possibile‘.
I suoni del locale sono calibratissimi e il concerto è praticamente perfetto, Patton regala molte perle di frasi in italiano, spesso anche piacevolmente volgari e il pubblico apprezza decisamente, rispondendo per le rime e scherzando con il cantante.
Bello anche l’impatto visivo dell’ex-Slayer Lombardo, che investe il pubblico con la meravigliosa brutalità del suo drumming. Pearson e Crain sono carichissimi e spingono strumenti e voci al limite: tutto è incredibilmente professionale, veloce e potentissimo.
Il pubblico condivide la fatica e il godimento della band apprezzando quello che arriva, condivide anche in modo tecnologico: mai visto costì tanti cellulari brillare nell’oscurità “…tremendo.
Un set live che si chiude con un brevissimo medley di “Raining in Blood” /”Epic” che lascia sperare nell’Apocalisse, ma si rivela solo uno scherzo e una “Nazi Punk Fuck Off” aggressivissima”…e si, il palco ha retto perfettamente al bombardamento cui siamo stati sottoposti questa sera.
Personalmente, ho trovato l’album bello ma non eccezionale. Mi sono dovuto completamente ricredere nella dimensione live.