Definire i Warmdusher un supergruppo potrebbe sembrare un azzardo, magari “Side Project” (di ognuno dei componenti del gruppo) è più vicino alla realtà  ma di certo i cinque artisti che compongono la band sono proprio dei bei personaggi. Il frontmam Clams Baker Jr (Craig Louis Higgins Jr) è quel cowboy che capeggia i Paranoid London. Poi ci imbattiamo nel simpatico chitarrista e membro di primo piano dei Fat White Family, Saul Adamczewski meglio conosciuto come “The Saulcano” che ha pure il suo solo project “Insecure Men “.
Mr. Salt Fingers Lovecraft (Ben Romans-Hopcraft) è il frontman dei “Childhood”, collabora con Saul nei “Insecure Man” ed è il bassista della band.
Lightnin’ Jack Everett, ex FWF e attualmente nei “Insecure Man” è il batterista. Per concludere, The Witherer aka Little Whiskers (Quinn Whalley) si occupa della strumentazione elettronica (synth) e fa parte pure lui dei Paranoid London.

La leggenda narra che la band sia nata per caso durante un party a New York, si festeggiava San Silvestro e possiamo facilmente immaginare come suonarono in quella notte che apriva le porte al 2015. Suppongo qualcosa di simile a quello che possiamo ascoltare nel loro primo album, “Khaki Tears” uscito pochi mesi dopo: vale la pena ascoltarlo almeno una volta per poter solennemente dichiarare che la musica non ha regole e tantomeno confini. Tre anni dopo la band si riunisce con alcune variazioni di formazione, tre singoli e l’album “Whale City” registrato in un paio di giorni presso gli Speedy Wunderground Studio in Stretham. Sarà  che agli spavaldi ragazzotti di Londra sia stato affiancato un produttore con gli attributi (Dan “The Laser” Carey), sarà  che i nuovi componenti della band avranno contribuito con nuove idee, strumenti ed incentivi più o meno leciti, sarà  per la positiva influenza di qualche fenomeno astrale non ancora ufficializzato dalla NASA ma quello che hanno messo insieme questi pazzi è davvero un album molto più che dignitoso.

Anche se leggiamo undici titoli i pezzi veri e propri sono otto: tre sono interludi piazzati qua e là  nel disco dove la voce narrante di Clams ci accompagna per le strade di questa inquietante città . A differenza del musicalmente anarchico esordio, “Whale City” è invece una raccolta di canzoni più strutturate. Generalmente si basano su riff di chitarra soul o blues (ma anche funky e dance) con il basso spesso sovrapposto sul quale si costruisce il pezzo arricchito dai contributi ritmici ed elettronici. La voce di Clams è usata nei modi più differenti: soft ed elegante alla maniera dei crooner più attempati ma anche urlata come nelle migliori tradizioni punk e, sorpresa, sofferta ed emozionante come solo i grandi del Soul saprebbero interpretare. “Standing on the Corner” con il suo ritmo psych-funky, “Big Wilma” con un ritmo elevatissimo che ci ricorda gli Oh Sees, “Whale City” che personalmente ritengo sia il pezzo più coinvolgente dell’album, la conclusiva “Summertime Tears” con il suo caldo ed avvolgente ritmo latino sono alcuni dei brani che ci fanno respirare l’aria di questa città  non certo situata tra i confini britannici. L’atmosfera è quella tipica di alcuni film girati negli anni ’70, con protagonista la comunità  afro-americana. Clams è cresciuto in quel periodo a New York, una città  molto meno sicura rispetto ai giorni nostri.

L’album è quindi un viaggio nello squallore di quelle strade ed i protagonisti sono personaggi ambigui e poco raccomandabili.
Ma attenzione, un senso di gioia pervade tutto lo scorrere dell’ album (una mezz’oretta molto spassosa): i cinque si divertono molto, si sono chiusi per pochi giorni in uno studio di registrazione e senza neppure fare qualche prova in “saletta” hanno concluso il lavoro.
Bravo quindi Dan Carey a tenerli a bada e produrli, forse con Kylie Minogue ha faticato molto meno, dal punto di vista disciplinare intendo, ma si sarà  di certo divertito ed incuriosito chiedendosi come possano certi “stronzi” essere una band e riuscire pure a scrivere canzoni con tanta facilità .
Se lo chiedono pure loro ma per ora possiamo confermare che ci stanno brillantemente riuscendo.