Di Michele Nicoli
Un magma sonoro durato centodieci minuti, un crescendo costante e continuo, una cavalcata iniziata nel silenzio per finire in un’apocalisse che ha lasciato tutti senza parole, carichi di emozioni, ma soprattutto bisognosi di tornare al silenzio, per metabolizzare l’esperienza vissuta.
Lo si leggeva negli occhi di molti.
I Godspeed You! Black Emperor sono di passaggio nel nostro Paese con due date (Roma, Milano) per presentare il loro ultimo lavoro uscito lo scorso autunno “Luciferian Towers”.
Con la formazione a otto sul palco e con il proiezionista Philippe Lèonard, quale “”uomo in più’ a disposizione, la band regala un’esperienza totale più che un semplice concerto. Le proiezioni di immagini in pellicola hanno fatto da contrappunto ai suoni, conferendo un tocco vintage in più.
Il set inizia lentamente nell’oscurità , con un suono basso che dà inizio alla Messa. Basso, lento, scuro, carico e ipnotico. A poco a poco,i musicisti fanno coro nel creare quella base, quel mantra che la band ci ha abituato a respirare a polmoni aperti e che si spande nello spazio aperto fino ad avvolgerci tutti.
E’ un crescendo sempre più ampio, rovinoso, ossessivo, che mangia ogni spazio residuo da frequenze ancora non occupate. L’insieme degli strumenti ha creato la sensazione di un’orchestra pronta a scardinare le regole della composizione e del viaggio nel quale ciascuno di noi si è imbarcato stasera.
Poche sono le formazioni musicali cheriescono a gestire a quel modo un “‘rumorismo melodico’ senza essere, tuttavia, noiosi e ripetitivi. Cupi, apocalittici, a tratti spettrali, oscuramente folk, dopo il primo brano (“Mladic”) la band esegue per intero l’ultimo album in ordine sparso, creando un scalettaben studiata, compatta ed estremamente intensa.
Tra immagini, che esprimono chiari collegamenti emotivo/musicali e la quantità di musicisti e strumenti sul palco siamo completamente avvolti e rapiti, un’estasi contrastata da forti ombre e immensi colpi di luce. Ma non è finita. Concluso l’intero set con la performance dell’album, la band delizia la platea con “The Sad Mafioso“. Non lo riconosciamo subito, ancora stupiti e appagati dai brani precedenti, ma una volta individuato l’arpeggio, andiamo completamente in delirio con tutto il pubblico attorno.
Siamo alla fine del viaggio, le gambe ancora ci sorreggono, il suono basso, lento, scuro iniziale si fa ancora strada e ci conduce al termine di questa esperienza, una vibrazione sonora ai limiti dell’incredibile aleggia tra di noi.
Il pubblico del Magnolia ha ringraziato in silenzio.