E’ martedì sera e ci aspetta una discreta trasferta verso la Toscana: la deliziosa Lucca, come sempre piena di turisti provenienti da tutta Europa e probabilmente anche da Oltreoceano, ospita stasera l’attesissimo concerto di Nick Cave, unica data italiana per lo storico musicista australiano da lungo tempo residente a Brighton.

Come sappiamo tutti purtroppo nel 2015 Nick perse uno dei gemelli avuti dalla seconda moglie Susie Bick: caduto da una scogliera nei pressi di Brighton, Arthur aveva appena quindici anni.

Questo fatto ovviamente ha lasciato segni indelebili su Cave e tutto ciò è documentato sul documentario “One More Time With Feeling” e sul recente album “Skeleton Tree”, entrambi realizzati nel 2016.

Il suo dolore l’abbiamo provato a percepire ascoltando il suo LP più recente, ora, dopo quasi due anni dalla sua uscita, arriviamo alla prova del live qui al Lucca Summer Festival all’interno di quella splendida cornice che è Piazza Napoleone, stasera decisamente piena, anche se non sold-out (si parla di ottomila presenze).

Il concerto si apre proprio con due canzoni estratte dalla sua ultima fatica e subito l’atmosfera si fa estremamente cupa: sono i synth a introdurci a “Jesus Alone”, devastante, triste, dura, ma altrettanto poetica, come solo Nick Cave, come sempre in rigorosa tenuta nera, sa fare.

La disperazione si fa sentire in maniera cruda anche nella successiva “Magneto”: il dolore è straziante e il pubblico toscano lo puo’ percepire attraverso la voce dai toni noir del musicista nativo dello stato di Victoria.

Dal dolore di “Loverman”, costantemente rumorosa, alle emozioni vere di “The Ship Song” e “Into My Arms”, entrambe con Nick al piano, ogni nota diventa passione: la commozione, il romanticismo, i sentimenti conquistano la piazza lucchese (e la coppia davanti a noi finisce a ballare abbracciata).

Anche “Shoot Me Down”, una b-side che difficilmente ascoltiamo nei suoi concerti, introdotta dallo splendido flauto traverso di Warren Ellis, altro straordinario artista, come tutti i componenti dei Bad Seeds, ci sa regalare emozioni imprevedibili.

Ormai Cave ha totalmente il pubblico in mano e la forza emotiva, quasi aggressiva che sa regalare “Tupelo”, cantata insieme a un fan, salito dalla platea, diventa un altro di quei momenti da circoletto rosso della serata.

L’esaltazione totale di “Deanna”, eseguita fuori scaletta, è rock puro, con la sua buona melodia, ci trasmette euforia e diventa una vera e propria bomba esplosiva, mentre l’infinita “Stagger Lee” vede le prime file trasferirsi in massa sullo stage insieme a Nick Cave, che non esita ad abbracciare i propri fan.

La chiusura, dopo oltre centrotrentacinque minuti, è lasciata a “Rings Of Saturn”, dove i presenti supportano il musicista australiano nei cori.

Una serata di quelle indimenticabili, per la location, per i protagonisti di incredibile valore sul palco e per le emozioni, molto spesso crude e dolorose, che Nick e i suoi Bad Seeds ci hanno saputo trasmettere: ancora una volta ne siamo sicuri, andare a un suo concerto è sempre una scommessa vinta, ancor prima di giocarla.