Immagino che un giorno faranno un film sulla vita di Xavier Dphrepaulezz, perchè Fantastic Xavier Negrito ha avuto una vita davvero particolare, che è passata tra problemi psichici, delusioni artistiche, e un incidente automobilistico che lo ha quasi ucciso e costretto a ricominciare tutto daccapo.
Una vita contraddistinta da un grande talento solo in parte riconosciuto, certo ha vinto dei premi, “Last Days Of Oakland” fu premiato con un Grammy come miglior opera di blues contemporaneo, ma la sua carriera sembra sempre continuare in salita .
“Don’t Be Dead” è un bel lavoro, pieno di energia, che ascoltato in auto ti fa apprezzare il viaggio come ogni buon album blues, ma Xavier Dphrepaulezz non è etichettabile semplicemente come artista blues.
I suoi lavori, e questo in particolare, lasciano spazio al funk, al rock ,al soul, con brani con la potenza dei Led Zeppelin, l’energia dei Rolling Stones, o l’eleganza di Prince.
In effetti il blues è stato le fondamenta dalle quali molte grandi band del passato hanno costruito i loro brani migliori, ma per Fantastic Negrito sembra essere un vestito cucito troppo stretto, il suo sound esplode e la sensazione di ascoltare del blues, sebbene sempre presente, lentamente viene dimenticata.
Quello che non scompare però è la voglia di raccontare nei testi la sua visione dell’ America, a volte anche con lucido divertimento, mostrata nella realtà meno conosciuta fatta di emarginazione, droga e assenza di futuro.
Se è vero che oggi un certo sound anni 70 sta trovando sempre più spazio, basti pensare, per fare un esempio, al sempre maggior credito che stanno ricevendo i Greta Van Fleet alias Led Zeppelin, allora a “Don’t Be Dead” dobbiamo anche riconoscere un riferimento al blues ipnotico di Janis Joplin o energico di Jimi Hendrix ma rivisto in una chiave moderna .
Il brano di apertura “Plastic Hamburgers” è un gran pezzo di blues rock con alla base una chitarra che non lascia mai solo il brano, seguito da “Bad guy necessity” un blues da album postumo di Joe Cocker e “A letter to fear” dove Xavier Dphrepaulezz sfodera le sue notevoli qualità vocali in un brano alla Prince and the Revolution.
L’album parte alla grande e si mantiene di livello alto anche quando il ritmo di abbassa come in “Dark Windows”, o la durata del brano è ridotta come per “Never give up”.
“Don’t Be Dead” è un album che si ascolta dall’inizio alla fine, senza mai saltare un brano, lasciando la sensazione di una grande capacità tecnica e compositiva e la voglia di ascoltarli live prima possibile.