Uscito lo scorso maggio via Columbia Records e registrato tra North Carolina, Texas e California, “Good Thing” è il secondo album di Leon Bridges e arriva a quasi tre anni di distanza dal convincente esordio “Coming Home”.
Il musicista texano con il suo debutto aveva ottenuto ottimi riscontri a livello internazionale, guadagnando paragoni importanti con gente del livello di Sam Cooke e Curtis Mayfield, ma senza dubbio la sua personalità c’è e si nota e questo nuovo LP ci mostra che Bridges non è solo un ottimo cantante.
Le sue doti vocali sono, sì, davanti a tutti e la gamma delle sue tonalità , che possiamo ascoltare nelle dieci canzoni che compongono il disco, continua a variare senza problema alcuno, a cominciare dal falsetto che troviamo già nell’iniziale “Bet Ain’t Worth The Hand”.
La successiva “Bad Bad News”, a nostro avviso la migliore traccia di “Good Thing”, si immerge con una grandissima eleganza nel mondo jazz, attraverso un continuo e convinto uso dei fiati che sa deliziare anche i palati più raffinati.
“Beyond”, dallo spirito soul pieno di sentimenti, non avrebbe certo sfigurato sull’ottimo debutto dell’inglese Michael Kiwanuka, altro grandissimo interprete R & B, mentre “If It Feels Good (Then It Must Be)”, con quel suo ritmo ciondolante, non nasconde le sue influenze funk e riesce a farci muovere il famoso piedino: da non sottovalutare nemmeno i suoi irresistibili cori dal sapore soul.
E’ probabile che questo sophomore riesca a far guadagnare a Leon nuovi fan: a noi “Good Thing” ha convinto per la sua classe, per la sua buona varietà e per la sua raffinatezza, oltre che per le già citate doti vocali di questo grande cantante e musicista texano.
Photo: Sony Music Entertainment / CC BY-SA