di Enrico Sciarrone

L’abilità  e la capacità  di reinventarsi e rinnovarsi garantendo interesse e curiosità  per oltre vent’anni non è roba da poco.

Lo scenario di riferimento è quello dei festival in Italia, fenomeno in grande crescita (oltre 30 eventi quest’anno) ma con luci e ombre. Per tanti festival che nascono, altrettanti purtroppo scompaiono. è bene ricordarlo . Ed è all’interno di questo contesto ” competitivo”che muove il suo cammino di crescita l’ormai maggiorenne ed esperiente Ypisigirock, promosso a pieni voti, anche quest’anno. Un cammino responsabile , sempre consapevole dei propri mezzi che ha portato all’offerta di un prodotto di alto valore e contenuto, che fa dell’eterogeneità  il suo aspetto peculiare perchè all’Ypsigirock i tutti possano trovare all’interno dei quattro giorni del festival proposte affini ai propri gusti ma anche scoprire nuove realtà . Ed è proprio così che è andata.

Nella prima serata, in attesa della performance degli headliners HORRORS, autori di un set abbastanza convincente anche se penalizzato da un acustica non perfetta, si è potuto apprezzare (per la prima volta in Italia) la straordinaria performance vocale di AURORA con il suo pop molto emotivo e coinvolgente, l’eleganza elettronica venata di soul/jazz degli HER al loro disco d’esordio ma anche rimanere spiazzati e non convinti della stravaganza degli australiani CONFIDENCE MAN che, pur incidendo per una label indie totalmente dedita alla psichedellia, hanno inscenato un vero e proprio rave party con tonnellate di house che il pubblico ha mostrato di gradire.

Stesso discorso per la seconda serata di sabato tradizionalmente dedicata all’elettronica. In attesa degli headliners, ad offrire gli spunti di maggiori interesse e contenuto sono state le prime esibizioni. Da un canto gli ALGIERS, nuovi esponenti di un rock militante, ormai raro nel mondo musicale, autori di una straordinaria performance del loro ultimo lavoro discografico vero manifesto politico, ammantato di soul e blues quasi in stile Motown, dall’altro la solida esperienza indie degli svedesi RADIO DEPT che nel loro set hanno ripercorso i loro gloriosi esordi del 2003 fino agli ultimi lavori, più tendenti alla dance pop. La parte elettronica ha preso quindi il sopravvento con il giovane polistrumentista YOUNGER, capace di trascinare la folla con un vero e proprio dj set fatto di campionamenti e musica dal vivo. Un esperimento in qualche modo valido ma musicalmente discutibile. Il finale ha visto i britannici VESSELS con un set elettronico strumentale estremamente interessante , fatto di synth + basso e batteria.

La serata finale rigorosamente rock non ha deluso le aspettative. E anche in questo caso le sorprese maggiori, in attesa dei JAMC, sono venute dal giovane gruppo di Brixton , gli SHAME che presentando il loro album d’esordio, hanno sfoderato una prestazione di assoluto livello con ottima personalità  e presenza scenica. Anche i TRAIL OF DEAD facevano la loro parte , indiscutibilmente professionali ma sono sembrati risentire degli anni di inattività  e comunque privi di quella carica devastante e incendiaria degli esordi nel 2002 che li aveva consacrati. Il finale è tutto dei JESUS & MARY CHAIN, tornati alla ribalta dopo oltre un ventennio a seguito di rappacificazione familiare tra i due fratelli Reid. Al di là  delle solite operazioni nostalgia di qualche anno fa (tour del trentennale di “Psicocandy”) due sono apparsi in forma ,non essere parodia di se stessi ma sopratutto di avere ancora qualcosa da dire. I brani dell’ultimo album sono ben inseriti all’interno della scaletta e non sfigurano con il resto del repertorio sciorinato nel corso della serata. Tecnicamente perfetti, performance un po’ algida ma impeccabile.

Quando si accendono le luci, la malinconia pervade tutti, una straordinaria e ipnotica “Venus in Furs” dei Velvet Underground ci avvolge e ci accompagna verso l’uscita. Un plauso particolare a coloro che hanno curato quest’anno le playlist d’intrattenimento ,quelle delle attese e dei cambi palco, tra un esibizione e “‘altra, spesso veri e propri viaggi siderali nel passato più recondito quasi a ricordarci da dove tutto è nato.


Ypisgrock

 


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