L’arrivo di un nuovo album di una grande band come gli Interpol crea parecchie aspettative e il timore che la vena creativa si sia esaurita, come è capitato a tante band in passato, è sempre presente.
Il fatto poi di aver reclutato come produttore il famoso Dave Fridmann, collaboratore di parecchie importanti band Indie quali i Mogwai, The Flaming Lips, o gli Spoon, sembrava indicare la volontà di ricercare nuove conferme.
Togliamo subito ogni dubbio, gli Interpol tornano con un bel lavoro che sicuramente verrà apprezzato dai fans e avrà un grande impatto live.
La scelta di Dave Fridmann di registrare l’intero album su nastro, sembra pertanto azzeccato in pieno, riuscendo a dare un senso di immediatezza e sincerità a tutto il lavoro.
Questa attitudine si ritrova anche nei testi, dove i temi che abbiamo trovato nei dischi precedenti assumono una veste più personale, come dichiarato da Paul Banks in un’intervista, “The Marauder è un aspetto di me stesso, quel ragazzo che scopa le amicizie e fa una merda pazzesca”.
La voglia di esorcizzare, e rinchiudere in un album, gli aspetti meno facili del proprio essere appaiono ben collegarsi al tessuto sonoro, che è sincero e ispirato.
Questa voglia di sincerità viene riconfermata nella scelta della cover dell’album, dove viene ritratto un uomo solo in un grande ufficio.
Si tratta di Elliot Richardson , ex procuratore degli Stati Uniti d’America, che si dimise dopo aver rifiutato di insabbiare lo scandalo Watergate su ordine del presidente Nixon.
“L’affidabilità ha spesso a che fare con l’onestà ” ha affermato Paul Banks facendo riferimento ai suoi testi, anche se bisogna aggiungere che spesso affidabilità e onestà fanno spesso compagnia a una certa solitudine intellettuale.
L’album si apre con “If You Really Love Nothing”, un brano coinvolgente, che toglie definitivamente il dubbio che la vena creativa della band possa avere avuto battute di arresto.
Si intuisce immediatamente come, pur restando fedeli al loro sound, le conferme bene si abbinano all’evoluzione di una band che, in Sam Fogarino alla batteria, ha sicuramente un elemento di forza assoluta.
In questo lavoro però non abbiamo solo una nuova ricerca a livello ritmico, ma anche le performance di Paul Banks al basso appaiono più evidenti e sicure.
“The Rover” è un brano in perfetto stile Interpol, energico ma allo stesso tempo oscuro è inquietante, mentre in “Flight of Fancy” è la voce di Banks a dominare il brano, rimanendo attaccata alla linea ritmica e donandole un valore aggiunto.
“Stay In Touch” è tra le mie preferite, la chitarra e la melodia sembrano, come il brano va davanti, perdere contatto con l’armonia per poi riprenderla e riperderla di nuovo, mentre in “Mountain Child” è la chitarra di Daniel Kessler che sostiene il brano, così come in “NYSMAW” è la sezione ritmica a tracciare nuovi interessanti percorsi.
Se “Number 10” abbiamo avuto modo di ascoltarla e ci aveva consegnato una certa continuità nel sound degli Interpol, la successiva “Party’s Over” appare più sorprendente e interessante con un Sam Fogarino che brilla particolarmente.
L’album chiude con “It Probably Matters”, che rappresenta con la sua ingannevole prevedibilità melodica, l’ottima conclusione di un album decisamente convincente.
Gli Interpol riescono ancora una volta a sorprenderci confezionando un lavoro che, se da un lato entusiasmerà facilmente i fans, dall’altro rappresenta un ulteriore conferma di una band di indiscutibile valore.
Credit Foto: Ebru Yildiz