Scritto, prodotto, mixato e suonato quasi interamente da Connor O’Brien, titolare di questo progetto, nel suo studio a Dublino, “The Art Of Pretending To Swim” è il quarto LP per Villagers, che è uscito questo weekend a distanza di quasi tre anni e mezzo da “Darling Arithmetic”.
Un album personale e con numerosi riferimenti religiosi, questo nuovo lavoro del musicista irlandese lo vede espandere la sua tavolozza dei colori rispetto a ciò che avevamo ascoltato nella sua fatica precedente: non che “The Art Of Pretending To Swim” perda gli aggettivi più belli che avevano caratterizzato i suoi dischi passati (aggettivi come intimo, delicato, sensibile e affascinante si possono ancora utilizzare senza problema), ma qui troviamo anche alcune novità .
Già nell’iniziale “Again” notiamo delle differenze: se l’estetica folk rimane, con la gentilezza dei vocals di O’Brien, che insieme alla chitarra e al piano, disegna l’anima del brano, l’aggiunta di un sottile velo di elettronica risulta gustosa, così come la strana voce quasi robotica che continua a ripetere “again” per un numero imprecisato di volte durante i quasi quattro minuti e mezzo della canzone.
Il primo singolo “A Trick Of The Light”, invece, riprende atmosfere del passato, ma lo fa con un’incredibile raffinatezza e tranquillità : sicuramente azzeccata la scelta di usarlo come uno dei brani anticipatori del disco.
Uno dei pezzi che più ci piacciono in questo nuovo LP di Villagers è “Love Came With All That It Brings”. Qui Conor decide di prendere dei rischi notevoli a nostro avviso: la gentilezza rimane, accompagnata anche da bellissimi fiati, dal piano e da un ritmo tranquillo, ma è un drumming hip-hop West Coast che ci spiazza totalmente (nel più positivo dei sensi possibili). Immaginatevi di fare un lunghissimo viaggio in auto durante la notte e ritrovarvi in compagnia di 2Pac o Snoop Doggy Dog (quello degli inizi), con la batteria che vi trasporta lontani e vi dà la giusta adrenalina per proseguire, ma poi scoprite una voce e degli arrangiamenti che nulla hanno a che fare con la cultura rap: è un momento sognante e dolce, anche se assai particolare.
Le note negative, invece, arrivano da due brani che, a nostro avviso, sono comunque di buon valore. Parliamo di “Long Time Waiting” e “Real Go-Getter”: nel primo, ma soprattutto nel secondo l’uso, a nostro avviso esagerato, di rumorosi synth rischia di rovinare l’eleganza che, invece, entrambi mostrano di avere.
Un album coraggioso e interessante, anche se non sempre perfetto, “The Art Of Pretending To Swim” porta Villagers a progredire in maniera evidente nel suo cammino, lasciando comunque intatta quella sua classe, sempre presente in ogni suo lavoro.