Diciamocelo, il primo dei Kodaline non era poi da buttare via: “High Hopes” e “All I Want” non avrebbero cambiato la storia della musica, ma si facevano ascoltare. Già  però dal secondo lavoro “Coming Up For Air” le traiettorie avevano preso quelle sembianze Coldplay (gli attuali Coldplay) che avevano fatto storcere il naso un po’ a tutti: prevedibili, scontati, a tratti pacchiani.

Cosa ci avrebbe potuto riservare quindi questo “Politics of Living”?

Già  dal primo bridge dell’opener “Follow Your Fire” la mente si sforza a codificare con un nome il dèjà  senti: troppo tardi. Pochi secondi, e siamo già  presi nelle sabbie mobili. E’ l’inizio della fine.

Andiamo avanti con “Hide and Seek” ed è tutto più chiaro: è un plagio di “Io Ti Aspetto” di Marco Mengoni, dà i. Che chissà  se a propria volta è un plagio. Solo una sorta di etica professionale, di senso del dovere misto a coraggio ed autolesionismo mi trattiene dallo spegnere qualsiasi dispositivo audio nel raggio di 100 metri per non sentire altro. Perchè il rischio di farsi risucchiare dalle sabbie mobili è ormai non più solo una minaccia: ci sono dentro.

Giù, piano piano, tra coretti, patina pop, piccoli gospel, tastiere messe quasi a caso, falsetti, e la personalità ? Questa, sconosciuta: addio mondo crudele!

I Kodaline confezionano un capolavoro, un capolavoro pop, un thriller pop: ci sarà  il morto, e sarà  chi ascolta.

Ciao Kodaline, forse sarebbe potuto essere, se non bello, almeno innocuo.