Ben cinque anni sono passati dal loro debutto “The Honeymoon Stagecoach” , un disco che ben impressionò e che fece conoscere il suono della band di Seattle, un cocktail di dark groove e power pop con l’aggiunta di un pizzico di sfrontatezza che rese (e rende) l’ascolto piacevole e spensierato. Durante questo periodo la band ha trovato una label che li produce (Spartan Records) ed i componenti del gruppo (Erick Newbill ““ voce e chitarra, Nick Barber ““ basso e voce, Lars Katz ““ chitarra e voce) hanno avuto la bella e comune esperienze di diventare padri. Una serie di episodi (tra cui l’uscita dal gruppo del batterista Greg Swinehart) che hanno inevitabilmente rallentato l’uscita del sophomore ma che hanno anche contribuito alla crescita personale di quelli che nel 2013 erano poco più che ragazzi di belle speranze. Il trio si è avvalso, in fase di registrazione, dell’apporto dell’amico Jesse Sprinkle alla batteria (davvero molto preciso, ci piacciono molto le velocissime rullate che personalizzano alcuni brani) che ha quindi dato la possibilità  a Katz di dedicarsi alla chitarra ed alle parti elettroniche che in “Capsize” sono molto più presenti rispetto all’esordio.

“Just to Be With You”  è il brano che apre l’album e probabilmente il piu “radiofonico”, melodicamente perfetto per piacere sin dal primo ascolto. Come descritto dallo stesso frontman Newbill, il pezzo è stato scritto alcuni anni fa a tarda notte, musica e parole sono “arrivate senza sforzo“. Newbill aggiunge che synth e basso hanno guidato la canzone sin dall’inizio “dandoci molto spazio per essere creativi con le chitarre sovrapposte“. Possiamo tranquillamente sottoscrivere quest’ultimo aspetto.   La band dimostra di aver acquisito grande abilità  e padronanza nell’uso degli strumenti, una buonissima gestione dei tempi e dei ritmi con le chitarre a dare gentili tocchi di colore e sfumatura. “Tongue” si distingue dal resto dei brani in scaletta per privilegiare il ritmo rispetto alle dolci melodie, una nuova direzione compositiva che conferma l’evoluzione artistica in atto (Il video mostra i componenti del gruppo in clip reali che ce li mostrano da bimbi).
Dolci melodie che si assaporano frequentemente in questo disco durante il tragitto di dieci ottime canzoni. Canzoni che meritano di essere scoperte come piccoli tesori sepolti. Prendiamo la title track “Capsize” per esempio, un brano che ha una struttura semplice ma si sviluppa dopo i versi iniziali con middle eight e ritornello che si sfidano per la supremazia: alla fine della contesa si confondono l’uno nell’altro senza il prevalere di un vincitore.
“I’m an Island” e “On Repeat” sono maledettamente delicate mentre “Works” funziona davvero come hit, immancabile nella nostra playlist del mese (godibilissimo il riff di chitarra e la parte di piano).

Questi Subways On The Sun sono davvero una bella sorpresa. Li avevamo dimenticati ma ritrovarli cinque anni dopo a questi livelli davvero ci fa piacere. Un indie-rock melodico fatto con intelligenza e classe.
Si leggono richiami a band come Cure, Muse o i primi Death Cab for Cutie. Lasciamo agli amanti del “ricordano un po’ i…” l’esercizio di associazione.
Noi non scomodiamo gli Dei musicali dell’Olimpo, stiamo più a valle e pensandoci bene, qui a Seattle non siamo messi proprio male…