In giro già da alcuni anni, Laurel, ventiquattrenne musicista nativa di Southampton, ma ora di base a Londra, ha guadagnato l’attenzione della critica con una manciata di singoli e alcuni EP, tanto che lo scorso anno è stata inserita nella list “13 Artists To Watch” di Vogue.
A fine agosto è arrivato, via Counter Records, questo atteso esordio sulla lunga distanza, autoprodotto e scritto nel suo home-studio, che tra pochi giorni la porterà a suonare anche in Italia (Bologna e Milano).
Il disco si apre con la passionale “Life Worth Living”, che fa arrivare subito in mente un paragone con Florence & The Machine: i fantastici e sinceri cori della opening-track, infatti, non si distanziano molto da quelli della nostra rossa preferita.
“South Coast”, guidata soprattutto dalla sezione ritmica, mette in luce la bella e calda voce della giovane britannica, con le belle armonie in falsetto che sono una vera delizia.
“Adored” è più complessa e adrenalinica, con i vocals della Arnell-Cullen che si adeguano all’intensità strumentale, mentre “Crave” utilizza ottimi e leggeri riff di chitarra, lasciando comunque spazio alla voce di Laurel per lavorare al meglio e mettere in evidenza tutte le sue qualità .
L’album si chiude con la malinconica, ma speranzosa “Recover”: se la strumentazione risulta piuttosto minimale, è ancora una volta la musicista di Southampton, attraverso le sue doti vocali, a riuscire a regalare emozioni importanti all’ascoltatore.
“Dogviolet” è un esordio convincente, gentile, interessante, semplice, ma di buon effetto e capace di colpire con i suoi sentimenti: un inizio positivo per questa giovane inglese.