Robert Halcrow è la mente artistica della band di Canterbury che a poco più di un anno da “Songs of Joy” si ripresenta con questo sophomore composto di dieci pezzi che hanno in comune la fuga. Fuga da qualcuno, da qualcosa, in auto  ed in treno o, più semplicemente, fuga da se stessi.
Se “The Great Escape” dei Blur è  il disco  che la vostra mente ha associato leggendo il titolo dell’album dei Picturebox, ci sono buone probabilità  che l’ascolto sarà  di vostro gradimento.
Basta ascoltare “Secret Escape” per fare un piacevole salto nei favolosi anni novanta quando Blur ed Oasis lottavano giornalmente per le prime pagine delle riviste specializzate ( i primi ) e dei tabloid londinesi ( i secondi ).
Ascoltiamoci “Divvy Cabs”, inizia come una allegra canzone per bambini: possiamo immaginare i teletubbies scorrazzare dentro un taxi giallo su e giù per le verdi colline del Kent. “Take me away from all this misery” canta Halcrow in un ritornello che non si può non cantare dopo il “bridge” ad un minuto e quaranta dall’inizio.

Non mancano le idee ai ragazzi di Canterbury. “I Got the Pox” potrebbe tranquillamente essere un pezzo da “best of” dei Madness se non fosse per gli oltre quattro minuti finali in cui tre note di basso corrono incessantemente come cercando di fuggire da un branco di animali impazziti. Un tocco psichedelico che immaginiamo trascinante in una esibizione live, magari sotto le guglie della cattedrale.
Gran parte dei pezzi in scaletta rimane sotto i tre minuti, il che dona all’album un senso di leggerezza e freschezza.
“The Vicar’s Dog”, pezzo melodico per eccellenza, è immensamente impreziosito dal violino di Jack Hayter (che ricordiamo come membro dei Londinesi Hefner). Il brano ci pone davanti ad un grande dubbio: è il cane del vicario a portare a spasso il protagonista del pezzo? La vita osservata da vari punti di vista”…
L’ altro ospite che incontriamo è Mathew Dutra che in “GNER” guida la locomotiva e si preoccupa di farla correre veloce suonando ben tre strumenti (chitarra, piano e armonica).
Ben Lockwood, Alex Williams e Ian Button vanno giustamente menzionati non solo per essere gli altri componenti della band ma pure per la qualità  del loro contributo.

Syd Barrett collaborò con alcuni membri dei Soft Machine che guarda caso sono proprio di queste parti. Questa collaborazione risale ai tempi degli album solisti dell’allora ormai ex Pink Floyd.
Il suo nome viene spesso tirato in ballo quando si discorre di Picturebox. Senza dubbio è un bel complimento e credo anche che a Syd sarebbe piaciuto un brano come “Sirens”, un piccolo capolavoro con un arrangiamento davvero strepitoso.
Qualsiasi sciocco può fare qualcosa di complesso. Ci vuole un genio per fare qualcosa di semplice“. Queste parole di Pete Seeger sono la perfetta sintesi di quello che è la sensazione che si ha ascoltando “Escapes”, sarebbe davvero un peccato se passasse inerme ed inosservato nella nostra instancabile ricerca del “bello””…