A ben sei anni da “Sun”, Cat Power torna a far parlare di sè con “Wanderer”, decimo album della carriera e per la prima volta targato Domino. Il taglio del cordone ombelicale con la Matador giunge inaspettato, ma alla radice vi è un motivo più che valido: saper riconoscere il momento in cui è necessario mettere se stessi al primo posto, quando arriva, se arriva. Cat Power ha saputo riconoscerlo e, per nostra fortuna, tutto il resto è diventato contorno.

A un occhio esterno potrebbe sembrare scontato che un artista decida di opporsi per trovare nuove vie ed esprimersi senza filtri. La capacità  di mettersi in tasca un feedback negativo e proseguire senza inciampi risulta ovvia, persino banale: sei famoso, sei affermato e hai autostima, è normale che tu dica no quando serve. Eppure niente di tutto ciò è scontato, ovvio o banale.

Se la tua etichetta storica ti boccia il disco suggerendoti di ascoltare quello di Adele per capire come dovrebbe suonare (sic), mettere te stesso al primo posto diventa un goccino meno scontato; te stessa, ancora meno. Nonostante questo, Cat Power ha girato i tacchi. Siamo persone, non (solo) prodotti: questa la convinzione che l’ha spinta a dire no.

Il risultato di questo no chiaro e forte è un album che è stato accolto positivamente dalla critica e splendidamente dai fan. Non solo testardaggine, dunque, ma anche e soprattutto grandiosa sostanza: le undici tracce del disco puntano esclusivamente su voce, piano e chitarra, per una comunicazione delicata e diretta in pieno stile folk. Riascoltare la voce inquieta e tenera di Cat Power è come rivedere una persona amica con la quale hai condiviso buoni e cattivi umori, che ti ha vista e hai visto in pigiama e con le occhiaie e che poi hai perso di vista per sei lunghi anni; sembra un deja vù ma non è un deja vù, quanto piuttosto un ricordo rivissuto con più maturità  e consapevolezza.

“In Your Face”, “You Get”, “Woman” (con Lana Del Rey, ciliegina sulla torta), “Stay” (cover di Rihanna) e “Robbin Hood” sono le perle di questo disco che è una vera e propria lezione. Gli accondiscendenti cronici e gli insicuri altalenanti sono pregati di guardarsi allo specchio, stringere i denti e prendere appunti.