Finisce così la storia delle Luci della centrale Elettrica. 10 anni in cui Vasco Brondi si è dimostrato sapiente elettricista e ha saputo accendere bagliori magnifici e intensi ma anche ha fallito nel mantenere viva l’intensità del suo progetto, a tal punto che, lui stesso, ha capito che era arrivato il momento di spegnere l’impianto, anche per non restarne imprigionato a vita. Nel 2008 la scrittura di Brondi era realmente abbagliante, un pugno di parole e una poetica che brillavano di luce propria e scavavano nella nostra mente con fotografie di brucianti particolari vivide e sconvolgenti, nel 2017 la luce invece ci è arrivata decisamente fioca, povera nei contenuti musicali (dal gusto etno-world) e nel messaggio, fin troppo ad ampio raggio, insomma avevamo una radiazione luminosa drammaticamente intermittente e dal bassissimo voltaggio.
Il tutto si chiude con 4 dischi (intendo quelli pubblicati con La Tempesta, escludendo il primo, autoprodotto): due decisamente buoni (il primo e il terzo), uno che comunque si salva con dignità (il secondo) e un lavoro da buttare (il quarto e ultimo). La media è assolutamente positiva, ci manchererebbe altro.
Sinceramente? Bene ha fatto Vasco a mettere la parola fine al tutto, perchè chiudere la carriera come un Franco Baresi perennemente con la mano alzata, beh, anche no e l’ultimo disco era talmente povero e in affanno che veramente si temeva il tracollo: chiusura che arriva, senza nessun rimpianto suo e nostro (che gli vogliamo bene), al momento giusto. L’importante è che ora non continui a fare esattamente come prima con un nome diverso, altrimenti il tutto sarebbe stato solo di facciata e non di sostanza.
I titoli di coda scorrono con questo “best of” di canzoni simbolo prese dagli album e con un live in studio, registrato con una formazione di tutto rispetto (come sempre ha avuto nel corso di questi anni), che non predilige certo l’anima rock, punk, sudata e incazzata come quando era on stage con Federico Dragogna, ma che anticipa l’anima meno esplosiva ma più contenuta dal punto vista sonoro, acustica e avvolgente che vivremo in teatro con l’ultimo tour a nome Luci Della Centrale Elettrica. Tutto molto piacevole, dal tono malinconico e autunnale, un po’ meno, ahinoi, la versione di “Amandoti” dei CCCP, che si trascina agonizzante alla fine.
Dai Vasco ci vediamo al prossimo progetto. Siamo fiduciosi.