Vengono da Oakland, città  della California che si affaccia sulla baia di San Francisco e musicalmente fertile area dove negli ultimi dieci anni si è sviluppata una importante scena di forte impronta punk. In questa fecondo ambiente si formarono nel 2015 i Rays che nel 2016, sempre via Trouble in Minds, si affacciarono sul mondo con l’uscita dell’eponimo album. A Stanley Martinez (voce), Eva Hannan (basso e voce, Alexa Pantalone (batteria) e Troy Hewitt (chitarra) si è unita Britta Leiijonflycht che con le sue tastiere a dato un’impronta importante alla nuova direzione che il gruppo ha preso in questo sophomore. Per nuova direzione intendiamo suoni più morbidi e melodici, abbandonando la scatenata ed impetuosa foga del debutto per una riuscita ricerca di suoni più pop. In alcuni casi percepiamo addirittura un senso di fragilità  (“Fallen Stars”, “Veterans”) ma anche di luminosità  come nella scintillante e briosa “Yesterday’s Faces” o l’allegra” Earthquake

Ma non vorrei avervi portato sulla strada sbagliata, “You Can Get There From Here” è un album per occhi abituati ai cieli grigi e plumbei di Glasgow ed orecchi avvezzi alle malinconiche melodie dei Pastels da cui i Rays traggono sicuramente ispirazione. Registrato negli studi Electric Duck di San Francisco e prodotto da Kelley Stoltz l’album offre momenti interessanti anche se, finito l’ascolto, ci assale quella non piacevole sensazione di “già  sentito”. Una band in fase di evoluzione, staremo a vedere.