Intorno alla metà degli anni sessanta un anonimo graffitaro imbrattò un muro di Arvon Road, a non troppa distanza dalla stazione della metropolitana del borgo londinese di Islington, con una scritta entrata di diritto nella leggenda del rock: Clapton is God. Volendo quindi dar retta al devotissimo vandalo della Inner London, potremmo considerare questo “Happy Xmas” come una sorta di regalo che Dio Clapton ha messo su in quattro e quattr’otto per celebrare il compleanno niente po’ po’ di meno che di suo figlio Gesù.
Dopo essermi sorbito quest’oretta di riletture di brani più o meno noti legati alla tradizione natalizia, tuttavia, mi sorge spontanea una domanda: il pargolo divino si è comportato male negli ultimi dodici mesi? No, perchè questo è un dono che neanche al mio peggior nemico augurerei di ritrovarsi sotto l’albero.
In “Happy Xmas” quasi nulla va per il verso giusto. Per carità , non è che uno si aspettasse chissà cosa; probabilmente il vecchio Slowhand lo ha registrato nei ritagli di tempo libero, facendosi dare una mano da alcuni dei migliori sessionmen in circolazione (il chitarrista Doyle Bramhall II, il batterista Jim Keltner, l’organista Tim Carmon e il bassista Nathan East tra i tanti).
Chissà , magari con un briciolo di impegno in più sarebbe pure potuta uscire fuori la colonna sonora ideale per un’allegra tombolata in famiglia. E invece, propinandoci queste noiosissime sedici tracce di blues rock stantio e antiquato, Eric Clapton riesce a realizzare un vero e proprio piccolo miracolo di Natale: rendere allettante la prospettiva di un veglione di Capodanno trascorso sul divano in compagnia di un cotechino freddo e Amadeus su Raiuno. Sarebbe comunque più vivace di insopportabili melensaggini come “Have Yourself A Merry Little Christmas” o “For Love On Christmas Day” (unico inedito in scaletta) o, ancor peggio, della soporifera versione reggae/gospel di “Silent Night”.
Non ci tengo però a passare per un novello Ebenezer Scrooge, quindi abbraccio lo spirito festivo, divento buono e decido di salvare dalla pattumiera “It’s Christmas”, “Lonesome Christimas” e “A Little Bit Of Christmas Love”: potrebbero essere uscite quarant’anni fa, ma almeno hanno il pregio di ricordarci che Clapton è ancora un dio della chitarra blues. Se poi avesse lasciato perdere l’idea di disegnarsi da solo la copertina o di includere un’agghiacciante cover di “Jingle Bells” in chiave EDM/musica latino-americano (non è uno scherzo), sarebbe persino riuscito a evitare di ritrovarsi la calza stracolma di carbone. Purtroppo non è andata così.
Photo: Alex G from Puteaux, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons