Shara Nova, ex Shara Worden, la signora My Brightest Diamond, ritorna con un nuovo lavoro “A Million and One” e continua il percorso intrapreso nel suo ultimo lavoro “This is My Hand”, spingendo ancora di più verso l’elettronica.

Lo fa avvalendosi della collaborazione di Anthony Khan (Gorillaz, Kanye West) e all’ingegnere del suono Andrew Scheps (Adele, Lana Del Ray) che partecipano alla produzione, e che come  risultato ci danno un album tecnicamente ineccepibile.

Shara Nova è un artista di indiscutibile talento, dotata di una voce cristallina, polistrumentista, ottima scrittrice anche nei testi e il suo valore è certificato dalle collaborazioni che può vantare, David Byrne, Laurie Anderson, Fatboy Slim, solo per citarne alcuni.

Nonostante questo sembra sempre che manchi qualcosa per il grande salto, come se l’artista restasse in bilico tra l’avanguardia pop e il successo commerciale, si ha sempre l’impressione di trovarsi di fronte ad un grande talento in procinto di sbocciare.

Shara Nova finisce per essere poco pop per diventare una nuova Annie Lennox o una Florence Welch e troppo poco sperimentatrice per essere una nuova Laurie Anderson, riesce a realizzare un album gradevole, tecnicamente valido, tutto sommato un buon lavoro che però risulta essere non abbastanza per la bravura di Shara Nova, che amerei spingesse maggiormente verso un pop sperimentale e più audace.

Detto questo l’album ha diversi momenti notevoli, a partire dal brano di apertura  “It’s Me On The Dance Floor”, tra una chitarra singolare e synth in evidenza, “You Wanna See My Teeth” dove la sua ottima voce si esalta, si trasforma, si distorce a puntellare la drammaticità  del testo, “A Million Pearls”   in cui la base ritmica esalta la voce, e “White Noise”, che chiude l’album, ed è il brano che ho preferito e verso il quale dovrebbe spingersi il futuro di My Brightest Diamond.

A “Million and One” è un buon lavoro, ma poteva essere molto di più considerato il notevole talento di Shara Nova.