Anja Plaschg parla di sè, della sua vita, delle sue esperienze. Le vive, le fa sue e poi le rielabora. C’è chi sente il bisogno di buttare giù, di getto, in musica quanto i sensi rimandano, c’è chi invece ha bisogno di sedimentare il tutto, perchè parlare di sè stessi è tutt’altro che facile. Ecco Anja fa parte di questa categoria e, con questo discorso, possiamo capire alla perfezione la distanza (in termini di anni) che è passata tra il nuovo disco e quell’esordio devastante che fu “Lovetune for Vacuum” (2009!).

In questi anni, valutando musicalmente la nuova opera, possiamo dire che spunti di serenità  e di ottimismo sono arrivati a lambire anche il mondo dell’artista austriaca. La cosa non può che emozionarci e farci piacere, certo, ma sopratutto ci porta a notare come la tavolozza dei colori della fanciulla si sia allargata. Anche gli stati d’animo da dipingere sono ora più numerosi e hanno anche toni che accantonano e superano il nero e il grigio che predominavano in passato. E’ cresciuta Anje, l’esperienze, come dicevamo prima, l’hanno fortificata e probabilmente ora quello che le accade viene realmente assorbito con uno stato d’animo nuovo, più disteso, verrebbe da dire. Lo spirito cantautorale, quella voce al piano, gli arrangiamenti che sanno anche essere elaborati, trovano ancora terreno fertile e vivo per allacciarsi a pulsioni elettroniche, ma quello che più emoziona è uno spirito sacro e mistico che pervade i brani, spirito che non inficia affatto uno sguardo rivolto alla realtà  circostante e alla natura, e non solo, come nel primo album, a uno specchio frammentato che rimanda la propria immagine trafitta dal nichilismo.

A tratti verrebbe quasi da dire che la nostra Anja è capace di essere anche di essere “leggera”, dimostrando una serenità  che difficilmente avremmo accostato alla sua figura, ma non fatevi ingannare, è come se il sorriso fosse sempre velato da qualcosa di indecifrabile, che percepiamo e che si muove sotto traccia e questo cattura ancora di più la nostra attenzione: perchè per Anja dove c’è un chiaro, beh, c’è sempre anche una controparte scura, più o meno visibile, più o meno intuibile.

Altro grande disco. Talento purissimo, che si conferma tale.