Una relazione è un ecosistema molto fragile e raccontarla in un disco può essere un esperimento poco audace e tante volte infruttuoso perchè, concepire e far trasparire determinate situazioni è realizzabile da pochi artisti.
Fortunatamente questo non è il caso del disco “Futuri qualcosa”, appena pubblicato da Chiara Monaldi.

Il racconto di un amore,   come è raccontato nel disco, non deve per forza passare per forzati clichè contemporanei come Netflix, Tinder, o il social network x di turno.
Parlare di un legame in un disco,   fino a farlo diventare quasi un concept album,   è in realtà  un forte modo per regalarsi una autopsicanalisi.

Il successo di questa operazione lo possiamo vedere dalla enorme circolarità  che ha il disco della cantautrice romana, capace di aprirsi con un brano molto famigliare come “Compleanni” e chiudersi con il simbolismo tracciante di “La Magnolia”.
Perdita e speranza si intrecciano in un lavoro   che mette al centro la voce meravigliosa di  Chiara, capace di giocare in brani come “Sul confine”   sempre a cavallo tra pura emozionalità  e abilità  tecniche.   Questo gioco permette alla sua voce di mostrarsi in un modo incontaminato, senza ricerche ostentate di manierismi da quattro soldi.

Se il pensiero dominante nella canzone d’autore italiana è legato ad una mancata visione sociale della forma canzone,   possiamo tranquillamente aggiungere a quel ragionamento che un disco del genere  riesce a mettere in luce una sinergia comunicativa  tra perdita e speranza che è utile anche per spiegare molti aspetti intimi della nostra società .

“Futuri qualcosa” ha quindi un modo elegante e pronunciato di rappresentare una generazione, un’età , tramite una relazione.
Raccontare una storia d’amore, con integrità  e  onestà ,   è una scelta forte che ci porta proprio a capire quanto anche nel campo delle relazioni e dei sentimenti sia utile, per parafrasare Frank Sherlock, cercare parole nuove.
La parola chiave per descrivere questo disco è probabilmente “ricominciare” e  lo possiamo percepire in canzoni bellissime come “Ora pura”.

Pur sviluppando un sound classico   “Futuri qualcosa” va preso come uno di quei libri in cui c’è scritto a caratteri cubitali su frontespizio: “tratto da una storia vera”: infatti è difficile sindacare, parlare e sussurrare di un amore così potente.

Il disco è il riflesso di un saper somatizzare d’artista e questa caratteristica fa di  Chiara Monaldi  un talento cristallino e soprattutto credibile del futuro della canzone d’autore italiana.
Un classicismo non esacerbato e iperbolico è un approccio giusto per omaggiare, mostrare le proprie radici e iniziare a parlare di “Futuri” progetti.