Sono passati già  quattro anni dal suo secondo LP, “On Your Own Love Again”, ma questo weekend Jessica Pratt ritorna finalmente con questo suo nuovo album: scritto a Los Angeles e registrato tra il 2017 e il 2018 al Gary’s Electric di Brooklyn, “Quiet Signs” è il suo primo disco realizzato all’interno di un vero e proprio studio ed è stato coprodotto insieme ad Al Carlson (Weyes Blood, Zola Jesus, Quilt).

Non ci si puo’ limitare a definire il genere della Pratt semplicemente come folk, perchè è qualcosa di diverso e, allo stesso tempo, di sorprendente e, per certi versi, di strano.

Composto da nove canzoni e incredibilmente semplice a livello strumentale, “Quiet Signs” gode della voce nasale e assai particolare della trentunenne musicista di San Francisco.

Il disco si apre con “Opening Night”, un brano praticamente strumentale (salvo qualche leggero coro angelico verso la metà ) della durata di meno di due minuti: costruito interamente con il piano, questo pezzo ci comincia a portare verso un viaggio dal sapore diverso rispetto ai suoi precedenti LP e per certi versi sorprendente.

Il primo singolo estratto da questa nuova fatica, “This Time Around”, è forse la canzone più facilmente accessibile con la sua dolce e graziosa melodia, in cui si rischia di venire sedotti dai vocals di Jessica; “Poly Blue”, invece, beneficia delle inserzioni del flauto ““ cortesia di Al Carlson ““ che gli conferiscono sensazioni mistiche, pur rimanendo sempre ben presente quel grande senso di intimità  che pervade tutto il disco.

“Quiet Signs” sfrutta il minimalismo della sua strumentazione per portare l’ascoltatore attraverso un sogno dalla grande delicatezza e regala emozioni morbide e sensuali all’interno di un’ambientazione misteriosa e personale: uno di quei dischi da ascoltare a occhi chiusi, magari durante la notte prima di addormentarsi, per lasciarsi trasportare nel suo mondo bello e sconosciuto.