Che fosse Jon Fratelli, al secolo John Paul Lawler, la vera mente dei The Fratellis era stato chiaro sin da subito.
E del fatto che la band scozzese sia partita col botto (“Costello Music” del 2006 è un gran bel lavoro, specie in termini di energia) per poi rollare piano piano sul cavo dell’onda lunga senza particolari scossoni con i successivi lavori, bisogna prenderne atto. Succede così naturale che lo stesso Jon, che nel mentre si è fatto uomo davvero, senta l’esigenza di continuare a scrivere, a far poesia, e di farlo in proprio: dopo “Psycho Jukebox” del 2011, ecco quindi questo “Bright Night Flowers”, le cui canzoni – almeno in gran parte- erano pronte già da diversi anni. Queste sono state riviste, altre sono nuove di zecca. Ma il fil rouge è chiaro subito: atmosfere crepuscolari, sconsolate, malinconiche, canzoni sul sentimento e sull’amore. Cronista di sè stesso e di quello che succede a lui ed intorno a lui, si siede al pianoforte che diventa una tavolozza e lo sgabello quello di un pittore, e comincia a tratteggiare lieve in scala di grigi. E quando serve, soffia sulla tela polvere d’oro, per dar luce e ricchezza.
Ci riesce, Jon, facendosi aiutare da viole e violencelli, da chitarre acustiche e blues, spaziando dal country più intimista e delicato, in apertura con “Serenade in Vain”, al cantautorato più classico e dai connotati più Stars and Stripes che Union Jack, tra il soave e lo straziante ma che punta dritto a testa e cuore di “Bright Night Flowers” e “After a While”.
Il sentiero è tracciato, la forma impostata: “Evangeline” odora di pulsioni autentiche lontane chilometri dal materialismo delle città , mentre i tasti del piano in “Rolling By” non possono far venire in mente immediatamente “Imagine” di casa Lennon, o comunque la ricerca di qui tessuti sonori creati per essere immuni al trascorrere di tempo e stagioni. “Crazy Lovers Song” ci riporta ancora su traiettorie country e folk e di nuovo impreziosite dal supporto degli archi, mentre la già diffusa “Dreams Don’t Remember Your Name” è una passeggiata lungo mare durante un tiepido tramonto autunnale, dove il sole ancora riesce a colorare di rosso le poche onde mosse dal vento, e fa il paio con la più nostalgica e mesta “In From The Cold”, per poi vedere le figure e i paesaggi sublimarsi definitivamente in “Somewhere”.
Se il fil rouge sovra richiamato, senza significativi cambi di passo e in atmosfere puramente emotive e a tratti tormentate, potrebbe far correre il rischio a questo “Bright Night Flowers” di vedere i pezzi appiattirsi uno sopra l’altro, Jon Fratelli elude il problema imponendo tatto, talento e gusto. E finisce per avere ragione.
Promosso.