I quaranta anni anagrafici per questo stoico (e storico) quartetto sono superati da un po’: ma i razzi al culo sono ancora quelli degli esordi. E ci tengono a ricordarcelo.
Ecco ancora con piacere l’album degli svedesi Millencolin, autentici portabandiera del punk rock a cavallo tra fine ’90 ed inizio ventunesimo secolo, ancora con la formazione originale. E già qui, dovrebbero scrosciare gli applausi.
Certo, la coppia del motore non può giocoforza beneficiare del turbo degli esordi, questo non significa che Nikola Sarcevic e amici abbiano intenzione di fermarsi dall’andare su e giù nel loro skate park musicale: pezzi come “Reach You” o “Sour Days” ci riportano indietro di venti anni o simile senza che nessuno possa minimamente pensare che non è più tempo per loro. Questo era ed è ancora il loro pane, e gli svedesi sono stati storicamente anche bravi a tenersi lontani da temi troppo intellettuali o profonde virate à la Green Day, e a fare i professoroni politico/sociali se non entrando nell’argomento in pieno stile punk (vedasi “Trumpets & Poutine”): ed è per questo che ogni loro album viene accolto con il solito, puro, genuino entusiasmo dai fan.
Se il ricettario è quindi quello più che consolidato, a noi non resta che salire sullo skate come fanno i Millencolin: niente paura, riflessi e ginocchia reggeranno ancora.