Quando ormai pensavamo di averli derubricati nella categoria compositori di musica per videogames ecco che la band di Liverpool riscende in pista con un album nuovo di zecca a ben otto anni di distanza dall’ultimo “Gravity The Seducer”.
“Ladytron”, renderà più che felici i discepoli ortodossi dei tocchi sintetici di Wu & Hunt e degli intrecci vocali made in Aroyo & Marnie, meno chi si aspettava dopo una lunga assenza un ritorno in pompa magna in grado di sconquassare i dettami del dancefloor colmando il vuoto (momentaneo o definitivo) di gente come Röyksopp, CSS, Rapture, Klaxons e compagnia bella.
Dal canto loro, in barba al decennio quasi trascorso, i Ladytron continuano a reiterare quella formuletta vincente in cui converge il lato più “‘post’ dell’electro-pop con l’anima intima dello shoegaze da cui escono 3-4 pezzi davvero ben confezionati (“Until The Fire” e “Far From Home” su tutti); peccato però che l’effetto sorpresa sia tutto concentrato qui e faccia spazio ben presto a quello di rosa appassita, tanto che neanche l’idea di far picchiare la batteria all’ex Sepultura Igor Cavalera riesca nell’impresa di spazzare via l’odore di stantio. Niente di brutto per carità , ma saremmo sopravvissuti senza!
Insomma, un album fuori tempo massimo, non compensato da un’urgenza viscerale, grazie al quale però potremo riprendere a battere il piedino come vedove allegre piuttosto che come orfanelli tristi.
Credit Foto: Maria Louceiro