La notizia della ristampa edizione deluxe di “Six” (attesa il 22 marzo) apparecchia la tavola per ripercorre velocemente la carriera della band di Chester attraverso una scelta di 10 dei loro brani migliori, messi anche stavolta in ordine cronologico decrescente rispetto alla posizione (metodo di classificazione, per giunta, gradito a Draper e sodali che ordinavano i singoli con “One Ep”, “Two Ep”, e via discorrendo). Gruppo di culto per alcuni, autentici carneadi per altri, amati alla follia da taluni, completamente snobbati da altri, i Mansun restano comunque una gemma rara incastonata nella seconda metà degli anni ’90 del rock inglese e non solo.
10 – TAKE IT EASY CHICKEN
1995
Il primo singolo, autofinanziato dalla band: i Mansun si presentano con schitarrate incalzanti e corrosive ed un pezzo adrenalinico e coinvolgente, in un connubio perfetto tra britpop e rock nella sua connotazione più punkeggiante. Si accendono le luci su Draper e compagni.
9 – EGG SHAPED FRED
1997, da “Attack of The Grey Lantern”
Na na na na na na, e ancora una scarica di energia, contagiosa, vibrante, dalla struttura pop ma dall’animo rock scalmanato: Bingo!
8 – STRIPPER VICAR
1997, da “Attack of The Grey Lantern”
Draper e soci buttano giù un carico: pop quanto serve come a coprire un testo di denuncia anticonformista, madchester nel DNA, cambi di ritmo e di passo per un pezzo fenomenale che li lancia nell’Olimpo del britrock.
7 – WIDE OPEN SPACE
1997, da “Attack of The Grey Lantern”
Altra melodia super orecchiabile, che ci fa fluttuare nello spazio e sognare ad occhi aperti: una grande prova canora di Draper, per il pezzo probabilmente più famoso della band.
6 – TAXLOSS
1997, da “Attack of The Grey Lantern”
Piccolo inciso, per chi non sapesse la storia successa davvero: il video di “Taxloss” vede i componenti del gruppo lanciare 25.000 Sterline in pezzi da 5 dai piani alti della stazione di Liverpool verso i presenti, immortalandone la reazione nel raccogliere le banconote; i soldi erano quelli che la casa produttrice gli aveva messo a disposizione per le riprese. Una pezzo contro le major e chi si vende a quest’ultime, dall’influsso beatlesiano/Revolver, che deraglia dal tracciato pop rock finora descritto con sbandate verso l’elettronica e la psichedelia tra chitarre disturbate in sottofondo, coretti da trip lisergico, effetti sonori e un lungo strascico digitale, alieno, acido e distorto che strizza ancora l’occhio alla trance rock di matrice madchester ed anni ’80.
5 – EVERYONE MUST WIN
1997, b-side di “Closed for Business”
Il sottobosco di b-side dei Mansun è qualcosa di unico e ricchissimo. Tra le tante, il pezzo scritto per la band da Howard Devoto dei Magazine: un tracciante synth-punk, spigoloso e disperato, lanciato nello spazio e dalla lunga coda prog/noise. Draper e il suo urlo disperato fanno il resto.
4 – LEGACY
1998, da “Six”
L’attesa per il secondo album era altissima, la risposta è con il singolo che lo anticiperà : “Legacy” è un inno da cantare, fino a ledere le corde vocali, in tutte le sue sfaccettature. Lineare, sonica, melodica, un’instant classic. Con un video anch’esso storico. Nobody cares when you’re gone…
3 – CANCER
1998, da “Six”
Più che “Negative” (altro video clamoroso), “Six” o “Being a Girl”, il cambio di registro del secondo album è maggiormente chiaro da pezzi come questo: lungo, nevrotico, fatto di rabbia e denuncia verso la Chiesa, pieno di cambi di passo, di stile, di toni, di registri sonori. Epico, spiazzante, oscuro quindi rarefatto, terribilmente prog, visionario ed ultrattereno. Con quel piano a metà esatta di canzone che è una sorta di annunciazione di quello che verrà …
2 – GOODBYE
2000, da “Little Kix”
Il giocattolo si sta rompendo, e il disco è un mezzo fiasco: pezzi abbastanza piatti e dimenticabili e un livellamento verso il basso (e il pop/R’n’B più lineare) che delude un po’ tutti. Più che per il valore in sè, scegliamo il congedo simbolico di “Goodbye”.
1 – SLIPPING AWAY
2004, da “Kleptomania”
Il quarto album dei Mansun non vedrà mai la luce, per il cruccio dei più che li avrebbero voluti mettere di nuovo alla prova. Cruccio micidiale: “Slipping Away”, poi ricompresa nella raccolta “Kleptomania”, pareva una sorta di rito di purificazione per un ritorno a sound più ruvidi, incentrati sullo strumento, su una maggiore energia. Resta comunque un peculiare canto del cigno, in modalità depotenziata, di una band che tanto ha fatto innamorare e dato tanto subito, e che – forse, probabilmente, magari – avrebbe potuto dare tanto di più.