Niente autostrada, niente km in macchina. Esco di casa a piedi e in dieci minuti arrivo ai Musici Per Caso, location del concerto di questa sera.
Nel deserto di noia che spesso è la provincia i rabdomanti smarriti hanno finalmente trovato l’acqua.
Spezzato l’odioso incantesimo del “non c’è mai niente da fare” la menzione d’onore è per i ragazzi del Collettivo Zest che hanno trasformato un “non-luogo”, un dopo lavoro ferroviario, in un angolo magico e familiare. Sali le scale e ti accolgono sorrisi, entri e i sorrisi continuano a scorrere: al bar, vicino al palco, al tavolo da biliardo, nel fantastico balconcino dove tra una sigaretta e una birra alzi gli occhi e ti dimentichi di essere a Piacenza.
Applausi per questi ragazzi che con tantissima passione e determinazione non si sono lasciati intimorire dalla selva oscura della burocrazia, dalle non-regole del gioco, dai personaggi mitologici con cui devi combattere per organizzare live. E da quasi due anni assicurano una programmazione eccellente e trasversale che ha portato sul palco dei Musici Per Caso alcune tra le migliori proposte del panorama musicale italiano.
I live di questa sera ne sono un ulteriore conferma.
Si parte alle 22.30 con l’apertura de Il Diluvio, band bresciana composta da Omar Khrisat (chitarra acustica), Simone Bettinzoli (chitarra elettrica e voce), Alessandro Serioli (tastiere e voce), Piero Bassini ( batteria e percussioni). Con slancio e notevole abilità ci fanno immergere in “Frail Skies” il loro secondo Ep.
“Avoid The Worst”, “Snowflakes”, “Routes”, “Collapsing Walls” scorrono, le influenze nineties (Radiohead, Interpol, Death Cab for Cutie) si sentono ma l’esplorazione nei suoni è originale e guarda al futuro. Un lavoro minuzioso, di ricerca che crea una sapiente sinergia tra gli strumenti e il cantato in inglese con testi intimisti che sondano le fragilità umane. Equilibrio perfetto tra ritmi crescenti e tensioni oniriche, chiudono con “Lullaby” dal precedente Ep. Il viaggio è iniziato.
L’atmosfera giusta è stata creata, il pubblico è quello delle grandi occasioni e i cuori sono pronti per accogliere alle 23.30 Any Other ovvero Adele Nigro e la sua band.
La scaletta di stasera ripercorre interamente le tracce dell’ultimo album “Two, Geography” uscito lo scorso settembre per 42 Record. Un album maturo e profondo che arriva a tre anni di distanza dal disco d’esordio .
“A Grade”, “Walkthrough”, “Stay Hydrated!”, “Breastbone”, “Traveling Hard”, “Perkins”, “Mother Goose”, “Capricorn No”, “Geography”, “A Place” . Dieci tracce di geografia sentimentale che fluiscono e arrivano dritte a pulsare nelle vene dei presenti. Melodie mai banali, sperimentazione senza inutili manierismi. Basso, batteria e piano che giocano eleganti sullo sfondo, ad incorniciare la voce unica di Adele e la sua chitarra acustica.
Colpisce la timidezza con cui sussurra ” Parlo poco, ma se siete contenti sono felice anch’io”. Colpisce l’onestà disarmante dei testi, concentrati di vita vera, dove non c’è timore di raccontare il dolore, i momenti no, le paura e la vulnerabilità . Non ci sono pose, solo la grazia di cadere e la forza di sapersi rialzare.
Con “Something” e “Sonnet #4”, dal primo album “Silently. Quietly. Going Away” , la catarsi emotiva è compiuta.
Essere qui stasera è una fortuna. La musica scopre quello che la paura cerca di nascondere.