Dalle macerie di una capitale travolta da scandali politici, continui disservizi e quintali di monnezza ““ anche, se non soprattutto, dal punto di vista musicale ““ riemergono finalmente i coriacei LAGS. A distanza di più di tre anni dall’eccellente debutto intitolato “Pilot”, questa bella band post-hardcore formata da quattro giovani tosti e gagliardi (il cantante/chitarrista Antonio Canestri, il chitarrista Gianluca Lateana, il bassista Daniele De Carli e il batterista Andrew Howe) torna con un album davvero molto, molto interessante.
“Soon” è un lavoro incredibilmente maturo e ambizioso, in grado di colpire in maniera positiva già dai primissimi ascolti. A differenza del tanfo che ammorba le strade della città eterna, qui si respira una gradevole aria di evoluzione. Con brani più lunghi e articolati rispetto al passato, il gruppo trova il coraggio necessario per sperimentare ed esplorare nuovi stili, senza per questo rinunciare a quelle caratteristiche che già avevano ben impressionato nel 2015.
L’approccio dei LAGS al genere si è fatto più audace, oserei dire persino combattivo; i piedi sono a Roma, ma il cuore e le viscere potrebbero affondare le radici a Sparta. Che non è solo il nome di una polis greca, ma anche quello di una formazione post-hardcore statunitense che, a giudicare da quanto si sente in “Soon”, ha avuto una certa influenza sui nostri.
Dal quartetto composto da ex membri degli At the Drive-In, i LAGS recuperano una spiccata sensibilità melodica che colora di emo brani come “Second Thoughts” e “What It Takes”, ottimo esempio di indie rock “roccioso”, impreziosito dalla prova maiuscola di Canestri dietro il microfono. La sua versatilità nell’alternare urla accorate a un cantato pulito che sprizza fierezza da tutti i pori permette ai compagni di spaziare tra umori e sonorità , mettendo in mostra doti tecniche da musicisti navigati.
Si passa così dall’adrenalina di “Knives And Wounds” e “Magic Bullet” alla malinconia “radioheadiana” di “The Bait”, sfiorando ancora il rock anthemico alla Foo Fighters in “Showdown” (la cui versione in italiano, intitolata “Il Podista”, è inclusa come bonus track) e il post-punk revival alla Editors in “Acceptable”. Meritano un plauso particolare la galoppante “Echoes”, con una sezione ritmica in grande spolvero (Howe, oltre a essere un velocista e un ballerino con i fiocchi, è anche un rispettabilissimo batterista), e la conclusiva “I Still Remember”, una ruggente ballata di cinque minuti e mezzo in cui a brillare sono le chitarre di Canestri e Lateana, impegnate in un’avvincente gara di incastri tra riff e arpeggi.