Ad Amaury Cambuzat, già leader degli Ulan Bator e chitarrista dei faUSt, è stato sufficiente un giorno per dare forma alle quattro tracce che compongono “Rec.Requiem”. L’album di debutto del progetto I Feel Like A Bombed Cathedral è stato registrato in presa diretta lo scorso 14 febbraio, nello studio parigino del musicista francese.
Il barbuto talento del post-rock transalpino ci ha lavorato sopra in totale autonomia, accompagnato semplicemente da una chitarra elettrica e da una quantità di effetti tale da permettergli di non soffrire troppo la solitudine. è proprio l’utilizzo intelligente e creativo dei pedali a rendere l’ambient oscura e dronica di “Rec.Requiem” così intrigante e ipnotica.
Senza ricorrere a campionamenti ma cedendo, di tanto in tanto, al richiamo di un’elettronica davvero poco invadente, Cambuzat immerge l’ascoltatore in uno stato di trance che, nonostante la natura ansiogena dell’opera, riesce miracolosamente a non essere per nulla disturbante. La si potrebbe considerare una sorta di jam session portata avanti da un eremita che, lontano dalla confusione del mondo moderno, cerca rifugio in una musica che nasce sul momento, pura e senza tempo: una “sinfonia incandescente”, come l’ha definita l’autore stesso.
Se cercate il sottofondo ideale per la lettura di un bel romanzo horror, l’ascolto di “Rec.Requiem” è consigliatissimo: per quanto mi riguarda, le pulsazioni a bassa frequenza di “Def”, il feedback urlante di “Esh” e gli arpeggi spettrali che infondono un senso di inquietudine quasi solenne a “Req” hanno trasformato in un’esperienza unica le ultime pagine di “L’esorcista” di William Peter Blatty. Grazie ad Amaury Cambuzat e alla sua creatura I Feel Like A Bombed Cathedral, è come se avessi assistito in prima persona allo scontro finale tra la piccola Regan e gli sfortunati padre Merrin e padre Karras.