Non si può parlare di “Avengers Endgame” senza osservare un paio di fattori.
Anzitutto che “Endgame” è il film che chiude la saga cinematografica più importante degli ultimi dieci, o anche venti, anni. In molti faticano a riconoscerlo, ma l’importanza dell’operazione iniziata da Marvel e Disney 11 anni orsono con “Iron Man” è lampante e innegabile, e non si riduce al discorso degli incassi faraonici. Chiunque si rechi a vedere “Endgame” in un multisala può constatare da se quanto le uscite dedicate a supereroi, Marvel o meno, ormai monopolizzino l’offerta dei cinema. Anche il microcosmo italiano, nel suo piccolo, negli ultimi anni è stato influenzato da questo modo di fare cinema.

Non si può poi trascurare che “Endgame” chiuda di fatto un discorso complessissimo, sviluppato verticalmente e orizzontalmente nel giro di 11 anni e 21 pellicole. Che rappresenti dunque l’epilogo di una saga di una complessità  narrativa come il cinema non ne aveva mai visto. Un’articolatezza narrativa tipica del mondo dei fumetti, lontana dalla linearità  delle grandi saghe cinematografiche degli anni ’80 e ’90, che però è riuscita ad avvicinare a questo mondo milioni di persone che non hanno mai aperto un albo.

Messane in chiaro l’importanza, è tempo di parlare del film. E’ straordinario, punto, period come si dice in U.K.. Tre film in uno, ha scritto qualcuno, anche quattro o cinque dico io. Moltiplicato per due, una volta per i generi che vengono scandagliati, una volta per i toni utilizzati. Si ride a crepapelle, ulteriore segno di quanto nel corso di questi dieci anni i personaggi siano stati costruiti così bene da farci risultare familiare e comprensibile ogni battutina che li riguardi. Si piange ancor più. Difatti, se si volesse impiutare a qualcosa a “Endgame”, sarebbe la quantità  di momenti drammaticamente intensi che contiene. Tuttavia, data la mole di storyline che il film è chiamato a chiudere non si riesce a pensare ad una soluzione diversa.

Inutile anche parlare di CGI e battaglie. Con una complessità  e una fluidità  mai viste, gli ultimi venti minuti di “Engame” segnano un punto di arrivo, e probabilmente di partenza, per questa specialità  cinematografica.

Che sia anche il film in cui dare l’addio ad alcuni personaggi maggiori lo sapete tutti, ovviamente non scrivo quali. Così come sapete tutti che l’universo cinematico Marvel persevererà  nel suo modello per altri 10, forse anche 20 anni. Finchè gli incassi saranno dalla sua parte. Sarà  però un’impresa ardua instaurare tra gli spettatori e i nuovi personaggi il legame che si era creato con alcuni dei vecchi, grazie anche a interpetazioni letteralmente iconiche.