Indubbiamente i  Cage the Elephant  con questo nuovo lavoro “Social Cues”, fanno un ulteriore passo in avanti   rispetto ai loro precedenti lavori, realizzando un album che sicuramente aumenterà  la schiera dei loro estimatori e raggiungerà  un pubblico maggiore.

Questo obbiettivo, per quanto condivisibile,   rafforza la sensazione, che ho  sempre avuto, ascoltando anche loro precedenti lavori, della presenza di una specie di attitudine mainstream che porta la band a porsi in una comfort zone, sempre un troppo poco coraggiosa per me, ma che comunque non inficia il valore complessivo del loro ultimo album.

“Social Cues” è un insieme di brani gradevoli che in alcuni passaggi ricordano gli Strokes degli ultimi due album, anche se non suona proprio come un gran complimento, e in altri ritroviamo spolverate degli Arctic Monkeys,  anche qui non quelli delle primissime opere .

I Cage the Elephant restano comunque abili e precisi nel mettere insieme pezzi tutto sommato orecchiabili e capaci di ricevere, in un panorama musicale attuale così poco coraggioso, recensioni più che positive.

“Social Cues” è musicalmente il loro migliore lavoro e anche le liriche del front man Matt Schultz, purtroppo aiutato dalla sua situazione di difficoltà  personale culminata nel divorzio dalla moglie, sono particolarmente brillanti e sentite.

Il brano di apertura è “Broken Boy”, abbastanza anomalo rispetto il resto dell’album, con un sound post punk che mostra come Cage the Elephant possono fare cose totalmente diverse, seguito da “Social Cues”   la title track che ricorda parecchio alcuni pezzi pop degli   Strokes.

In “Night Running” sembrano pescare il sound da un pezzo dei Twenty One Pilots, e ovviamente da Beck  che partecipa attivamente e con il quale condivideranno il tour per una trentina di date, mentre “Ready To Let Go”   probabilmente diventerà  un grande successo se solo   qualche pubblicitario deciderà  di inserirlo in qualche spot, se non lo   hanno già  fatto.

Tra le mie preferite senza dubbio ci sono   “House of Glass”, il brano più rock, con basso chitarra che si fanno sentire e con un testo che riassume la situazione di stress di Matt Schultz,   e “Black Madonna” voce distorta e ancora una volta gli Strokes nella parte dell’elefante ingabbiato.

Alla fine degli ascolti si può tranquillamente affermare che  Cage the Elephant riescono ancora, dopo i grandi riconoscimenti ottenuti con il loro precedente album ” Tell Me I’m Pretty”, a fare centro.

“Social Cues” è un album riuscito con un sound che, per quanto non originalissimo, risulta comunque gradevole e rassicurante e che si fa apprezzare sempre di più ad ogni nuovo ascolto.

Credit Foto: Neil Krug