Tess Parks e la sua band sbarcano a Bordeaux grazie al prezioso tramite di Astrodøme. Una tappa insolita di questo calibro richiede, ovviamente, un luogo all’altezza. è qui che entra in gioco la fantastica idea di selezionare una location segreta per il concerto. La trovata ricorda molto gli show segreti della Blogothèque e si rivela, in effetti, essere una formula super vincente perchè il concerto va sold out in breve tempo.
L’indirizzo comunicatomi porta ad una tipica abitazione di Bordeaux in pietra chiara e, ovviamente, lo spazio riservato al concerto si trova nel seminterrato. La superficie della sottospecie di cantina è ridotta, molto ridotta, ma l’angolo per il bar ed il merchandising è ben organizzato. Fa un caldo di pazzi e nell’aria c’è un odore pungente di roccia umida e muffa.
Tess Parks spunta pian piano tra il pubblico e salta sul palco accompagnata dalla sua band. Vestita interamente di bianco, sfoggia delle macchie ben visibili sul pantalone ed una quantità spropositata di collane con gemme, anelli e vistosi orecchini. La cantante canadese, trapiantata a Londra, saluta il pubblico e si lancia in un monologo in un francese traballante. Scusandosi per il dress code imprevisto del resto della band, che è lontano dal rispettare il bianco monocromatico abituale, Parks attacca col primo pezzo: “Talkin about the Weather”, scritta assieme ad Anton Newcombe. Segue un’ispirata “Cocaine Cat”, sempre frutto della collaborazione con Newcombe. “French Saturday Return”, invece, vede un’introduzione lunga e sgangherata in un francese poco comprensibile, che sfocia naturalmente nel pezzo successivo “Mount Pleasant”.
Inizia a fare sempre più caldo nella sala e la cantante ci tiene a sottolinearlo. è a partire da questo momento che Parks inizia il suo amplesso col ventilatore puntato sul palco. “Life U but a Dream” scalda ulteriormente il pubblico che si mette ad ondeggiare vistosamente seguendo il ritmo dettato dal basso incantato.
Sulle note di “German Tangerine” , Parks inizia a reclamare insistentemente uno spinello invitando il pubblico a fumare erba a sua volta. La cantante riesce nel suo intento e lo spinello fa, effettiamente, il giro di tutta la band per poi ritornare armoniosamente tra le dita di Parks.
“Mama” e “I live” sono occasioni di scambio e dialogo allucinato con il pubblico. Il sudore la fa ormai da padrone e Parks non esita due secondi a chiedere dei funghetti “magici” per ricaricare le pile.
“Voyage de l’à¢me” e “Please Never Die” concludono lo show quasi inaspettatamente, in modo velato e senza particolari fronzoli. Il pubblico non ci sta. Un finale così sottotono non combacia con l’atmosfera che ci ha cullato per tutta la durata del concerto.
“Right On” e “Grunevald” arrivano a salvarci, regalandoci la fine che desideravamo. Parks e compagni rimgraziano ed il concerto si chiude, finalmente, come avrebbe dovuto fin dal principio.
Ritrovo Tess Parks ed il resto della band a bere birra fuori, all’ingresso dell’immobile. Li saluto, mi congratulo per lo show e lì Parks mi si para davanti alla velocitá della luce confessandomi che per tutta la durata del concerto non ha fatto altro che pensare a quanto le ricordo incredibilmente sua madre. Rivolta al bassista esclama euforica: “dici la veritá potremmo essere sorelle!” e poi rivolta a me, abbracciandomi, “è così bello incontrare la famiglia in giro per il mondo!“. La serata finisce con rivelazioni improbabili ed entusiasmo immotivato. Torno a casa sotto la pioggia dicendomi che ci sono decisamente modi peggiori di augurare la buona notte.
Photo Credit: @miriam_marlene