Dopo più di un anno da “Gumboot Soup”, i nostri australiani tornano con un nuovo album, diverso per molti aspetti dai loro lavori precedenti, un disco che getta le basi per un futuro interessante.
Il passo in avanti c’è stato (chiamiamolo cambio di rotta, se vogliamo) ed è abbastanza importante. Pezzi come la title track, “The Bird Song” è “Real’s Not Real” dimostrano che il livello compositivo è sia alternativo (parola che vuol dire tutto e niente, ok) che pop allo stesso tempo. La cosa in sè non è un male, perchè anzi aumenta la possibilità di avere nuovi ascoltatori e a dire il vero ed i King Gizzard se lo meritano; in più, le varie influenze, generate dagli ascolti diversi di ogni componente della band, favoriscono questa “unicità “: chi meglio di loro sa amalgamare bene il tutto, mantenendo altissimo il livello della personalità ? Il termine pop-rock associato alla band vi da fastidio? Eh, allora ne possiamo parlare, ma la situazione che emerge dal nuovo album è questa.
Un disco che era descritto come “a blues-boogie-shuffle-kinda-thing“, nato con varie jam e un suono che viene preso, masticato, dilatato per creare canzoni altrettanto masticate, con groove, boogie, jazz e anni ’70. Sta di fatto che la band non ha perso il suo ardore (forse non sono particolarmente ambiziosi stavolta, ma è davvero un male?) e questo ci va più che bene, ma di capolavori non ce ne sono, giusto dire anche questo.
Stu, il frontman della band, nei suoi testi parla dell’ambiente, si può citare “Murder Of The Universe”, anche se il tutto è po’ velato. Tutto sommato non fa neanche male a toccare questo tema e, effettivamente, la questione ambiente dovrebbe interessare molte più persone, ma vabbè, non sono qui per fare il moralista. Certo che in “Fishing for Fishing” il messaggio della band è più chiaro, più diretto, pezzi come “Plastic Boogie” oppure “The Cruel Millenial” ne sono un esempio lampante (per non parlare del singolo “Planet B”).
“Fishing For Fishies”, nella sua interezza è un disco gradevole, con l’occhio vispo e piuttosto furbetto, fila via bene, anche se alcuni pezzi come “Cyboogie” non mi fanno gridare al miracolo. I King Gizzard comunque non si discutono, almeno per ora.