Dopo quattro anni di silenzio, il mese scorso The Leisure Society sono ritornati con il loro quinto LP, “Arrivals & Departures”, realizzato per la loro etichetta, la Ego Drain Records.

Abbiamo conosciuto la band indie-folk originaria di Brighton nel lontano 2009 con il suo bellissimo album di debutto, “The Sleeper”, e da allora di acqua ne è passata parecchia sotto i ponti, inclusi altri quattro dischi e ben due passaggi in Italia, l’ultimo dei quali (in trio chitarra, piano e violino) risale all’inizio del 2016.

Il gruppo inglese ha iniziato da pochissimi giorni il tour a supporto di questa nuova fatica e oggi fa tappa al Fleece di Bristol, uno storico pub che trasuda rock “‘n roll, con una grande sala concerti, stasera piuttosto vicina al sold-out.

Qualche attimo dopo le nove Nick Hemming e compagni salgono sul grande palco della venue della città  che ha dato vita al trip-hop, per la gioia del numeroso pubblico, composto soprattutto da persone di oltre 30 anni.

E’ proprio un estratto dal loro lavoro più recente ad aprire la serata: “You’ve Got The Universe” è inizialmente molto semplice e tranquillo, con la sola chitarra acustica a supportare la voce del frontman, ma pian piano il suo suono cresce e si arricchisce di dettagli e il ritornello non nasconde la sua amarezza, ma è comunque molto bello ed emotivo.

Il recente singolo “God Has Taken A Vacation”, invece, propone un sound decisamente più rock con una chitarra graffiante, ma anche il malinconico violino di Mike Siddell e un incredibile senso poetico che ci riporta ai momenti iniziali della carriera dei Leisure Society.

Anche la successiva “Save It For Someone Who Cares” si è trasformata nel corso degli anni: mentre ora manca quel flauto tanto dolce suonato da Helen Whitaker, il suo suono si è evoluto ed è diventato più duro e intenso, ma senza perderne sul piano della passione.

La leggerezza e la delicatezza di “The Fine Art Of Hanging On” sfociano lentamente in un sound più pieno (ottimi sia il piano di Christian Hardy, che ha sempre un sorriso sornione stampato sul viso, che il violino dell’immenso Siddell), mentre “All I Have Seen”, dopo un’inizio poppy con cori importanti, alza il ritmo e lascia lo spazio alle schitarrate di Hemming.

Anche “Fight For Everyone”, pur tenera, prende in seguito una piega più rock e rumorosa, poi “Mistakes On The Field ““ Part I” ““ quasi interamente strumentale ““ ci stupisce per la sua intensità  e ci fa viaggiare su territori particolari, quasi volesse inseguire sensazioni post-rock, ma ha comunque un non so che di emotività  che la rende più accessibile.

“We Were Wasted”, con la sua chitarra arpeggiata, è sincera e dolorosa, mentre”Beat Of A Drum” chiude il mainset con una scarica di elettricità .

A concludere la serata nel miglior modo possibile ci pensa ovviamente “A Matter Of Time”, ancora perfettamente emotiva, dolce e melodica come nella sua versione originale: i brividi tornano a scorrere sulla pelle dei tanti presenti proprio come accadde in quella malinconica serata di un gennaio bolognese di nove anni fa al Locomotiv Club.

Ottanta minuti che hanno saputo raccontare la storia e l’evoluzione degli ultimi dieci anni di questa band inglese, che ora sembra più concentrata verso orizzonti rock piuttosto che folk: i presenti tributano i meritati applausi a Hemming, Hardy e compagni a fine concerto e anche noi non possiamo che passare al banchetto del merch a prendere l’ultimo cd e a salutare e a fare i complimenti ai Leisure Society.