di Fabio Campetti
Arriva in Italia per una manciata di concerti, Julia Holter, cantautrice losangelina molto stimata dalla critica e da quella parte di pubblico attenta ad artisti raffinati e non convenzionali. Esordisce nel 2011 con l’album “Tragedy” ripubblicato poi dal colosso Domino, l’anno successivo, continua, quindi, un percorso fatto di altri quattro lavori compreso “Aviary”, l’ultimo album in ordine di tempo, licenziato sempre dalla Domino sul finire del 2018, che è anche il leit motif di questo tour europeo. Quindi oltre la data di Ferrara nel cortile del Castello Estense, passa anche da Milano, sullo stage B del circolo Magnolia.
Va detto che il disco nuovo non è certo una passeggiata, è un lavoro molto denso, intenso e che richiede smisurata attenzione e il poco tempo che c’è sempre per ascoltare e capire un artista a dovere, non è certo di aiuto; dopo la penultima fatica “Have You in my Wilderness” decisamente più accessibile e con un’impronta pop tutta sua, la Holter si è addentrata in un sentiero assolutamente non dei più facili, da Bjork a Joanna Newson passando per Kate Bush sono i nomi spesso accostati; una voglia di fare musica senza compromessi e logiche di mercato. Di fatto un coraggioso cambio di marcia, oltretutto annunciato nelle varie interviste.
Il concerto di stasera si basa, come detto sopra, su gran parte di “Aviary”, il trittico d’apertura “In Gardens’ Muteness”, “Turn the light on” e la più easy “Weather” sono una mazzata mozzafiato, che “Siluhettes” tratta dal penultimo disco sembra lo Zecchino d’oro in confronto, “Chaitius” ci riporta sulla luna, mentre “Feel You” è un bagno nel mare quasi popular, “Voce Simul” sempre da “Aviary” è un piccolo macigno, totalmente sperimentale, che, al di la dei gusti, ha il suo perchè.
L’avrete capito, un concerto con più facce, un artista con più pelli, eccentrica e di valore, “I Shall love 2” chiude il set dopo un’oretta e mezza circa, mentre la bellissima “Betsy on the roof” è l’unico bis. Progetti così fanno solo che bene alla musica.
P.S. Merita una menzione a parte la strepitosa cover di “Chiamami adesso” di Paolo Conte, già eseguita anche in passato qui da noi, cantata benissimo in un italiano perfetto.
P.P.S.S. Il secondo post scrittum se lo becca Ginevra, cantautrice italianissima e bravissima, che canta, a sua volta, in un inglese perfetto e che ha avuto l’onore di aprire questa bella serata.