Metà commedia acida, magari un po’ ingenua, e arrabbiata con le istituzionacce italiane e il gioco sporco coi fondi europei, metà stralunata riflessione nostrana sulla salvifica magia della settima arte – da questo punto di vista non so perchè ma tutta la parte in hotel, realizzando i sogni degli armeni, mi ha ricordato “Hugo Cabret” di Scorsese, immagino Spada lo abbia guardato.
Ha le sue cadute e i suoi difettini, ma è una delizia, una gran bella favola.
Qualche minuto in più avrebbe permesso una migliore caratterizzazione dei personaggi, talvolta declinati come dei semplici stereotipi. Amendola ad esempio, che è apparso piuttosto in parte poteva essere sfruttato meglio.
I titoli di coda sono quelli da non perdersi.