di Fabio Campetti
Ritornano a collaborare insieme dopo ben quattordici anni due pezzi da novanta dell’alt-folk, indie-folk, country-folk-indie (chiamatelo come meglio credete) mondiale, da una parte il duo simbiotico formato da Joey Burns e John Convertino meglio conosciuti come Calexico, dall’altra il folletto Samuel Ervin Beam ricordato dai più con il moniker Iron and Wine. Erano i quasi preistorici anni zero, quando questo genere spopolava, grazie anche ad artisti importanti come Bonnie “Prince” Billy o Bill Callahan (in uscita, per altro, anche lui con un nuovo lavoro). Era appunto il 2005 anno in cui quest’insolito combo pubblicò “In the Reins” una via di mezzo tra un disco e un Ep, di fatto sette canzoni, un lavoro intenso e colorato che lasciò il segno tra pubblico e addetti ai lavori, poi le più che dignitose carriere di entrambi i progetti sono arrivate lontano, sebbene altrettanto lontano da mode e copertine.
La voglia di fare musica insieme è rimasta nel tempo e di condividere un percorso nuovo anche, nasce così “Years to Burn” l’album che segna questo inaspettato, quanto gradito comeback, nove canzoni dal profumo d’America, che come in “In the Reins” mischiano e sovrappongono sapientemente le loro voci anche all’unisono sui consueti intrecci di strumenti acustici.
Venendo al concerto di stasera non poteva esserci migliore location se non il Vittoriale, per amplificare queste atmosfere. Lo dico senza campanilismo, a mio parere “Teneramente” è una delle rassegne più belle in Europa, una di quelle cose di cui andare fieri, abbinare musica d’autore e di grande qualità con un posto dove l’estetica è la padrona di casa, rende lo show non un semplice concerto, ma un’esperienza, un viaggio indelebile.
La setlist di stasera è già praticamente fatta in partenza con quasi tutte le canzoni licenziate finora a doppio nome, ma non mancano omaggi e divagazioni nei rispettivi repertori, “Sunken Waltz” da “Feast of wire”, un disco molto importante per i Calexico, “Flores y Tamales” o “Falling from the sky” del duo di Tucson, o “Bitter Truth”, “Boy with a coin” e “Naked as we came” di Iron and Wine. Un’affinità rodata come se fossero stati sempre insieme, un’amalgama dall’inizio alla fine con il sempre superlativo John Convertino dietro le pelli a tenere il ritmo (a tutti gli effetti uno dei migliori musicisti in circolazione, siamo davvero ai piani alti), per un concerto molto divertente e raffinato allo stesso tempo; chitarre acustiche, pianoforti, batterie, contrabassi, trombe, tex mex, una vera e propria orchestra folk, le strade d’America ma soprattutto tantissima classe.
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