Ormai sono dieci gli anni di carriera per i Föllakzoid, amici d’infanzia che partendo da Santiago del Cile hanno dimostrato coi fatti la possibilità di creare una corrente psichedelica a latitudini diverse dal solito. Oggi anche grazie a loro la scena sudamericana è in continuo fermento, può contare su un buon numero di band già affermate e molte altre in ascesa.
Il nuovo album è nato in modo diverso dai tre precedenti. Non è stato registrato in presa diretta ma sapientemente costruito durante sessanta session divise per strumento: chitarre, basso, batteria, synth e voci. Il produttore Atom TM (già collaboratore in “III”) ha poi montato il tutto senza input da parte dei musicisti, creando il sound minimale e scarno di “I”.
Un gioco di specchi articolato in quattro lunghe suite quasi completamente strumentali. Ritmi cadenzati si rincorrono tra elettronica e distorsioni sonore, la batteria di Diego Lorca incalza la chitarra di Domingae, il cuore batte con la precisione di un metronomo kraut rock.
Nulla viene lasciato al caso in una realtà aumentata senza bisogno di visori o occhialini. Numeri si ripetono ossessivamente, tredici e diciassette come la durata di ogni brano, creando un misterioso codice musicale che va goduto e non decodificato.
I Föllakzoid del 2019 minimizzano fin troppo la tendenza all’improvvisazione, l’influenza del rock puro e della trance che li caratterizzava agli esordi ma si tratta di un’evoluzione tutto sommato naturale. Evocativi e trascinanti invitano l’ascoltatore nel loro lisergico mondo di esperienze sensoriali estreme ma godibili. Aprite la mente e lasciatevi trasportare.
Credit foto: Hollie Fernando