Nata nel 1999 nello Yorkshire, Isabella Tweddle ““ questo il suo vero nome ““ ha pubblicato lo scorso aprile, via Chess Club Records, il suo secondo LP, che arriva a distanza di due anni e mezzo dal suo esordio sulla lunga “Writing Of Blues And Yellows”.

In realtà  la giovane songwriter inglese aveva già  pubblicato due EP ““ il primo addirittura a quindici anni ““ e aveva suonato al Reading Festival, era andata in tour insieme a Lucy Rose ed era entrata nella famosa lista della BBC “Sound Of 2016”.

Dopo essersi trasferita a Londra e aver recentemente sofferto di ansia e depressione, Billie Marten ha registrato questo suo sophomore nell’home-studio del produttore Ethan Johns a Bath.

Questo suo trasloco nella capitale inglese ha ovviamente influenzato il suo songwriting e le dodici canzoni che compongono il suo sophomore, infatti, oltre a parlare dei suoi problemi personali, trattano di politica sia locale che internazionale.

Se la sua base parte dal folk melodico, dolce ed essenziale (come possiamo già  notare ascoltando la bellissima opener “Cartoon People”, in cui Billie descrive Trump dall’ottica della figlia), il nuovo disco della Marten presenta anche nuovi elementi che vanno ad arricchire il suo sound, senza sconvolgere le sue principali influenze e lasciando comunque la sua incantevole voce in primo piano.

Il singolo “Betsy”, per esempio, fa un maggiore uso delle percussioni rispetto al passato, mentre “Toulouse”, dietro alla dolcezza folk nasconde atmosfere piuttosto cupe.

A nostro avviso i momenti migliori rimangono quelli più semplici come la conclusiva e toccante “Fish”, assolutamente naturale e innocente.

Un viaggio che continua in maniera positiva per la dolce e giovanissima musicista nativa dello Yorkshire: poco più di tre quarti d’ora in cui respirare momenti di rara delicatezza.