“In Through The Out Door” fu un album coraggioso, non solo da un punto di vista umano visto che gli Zeps non vivevano certo un momento positivo, ma anche dal punto di vista musicale, perchè questo è l’album in cui la band inglese più s’allontanò dagli stilemi tanto cari del blues guardato attraverso la lente distorta e rumorosa dell’heavy-metal, per introdurre nel suo sound elementi di space e prog rock ed aprirsi anche a generi profondamente lontani da quella che era la loro indole naturale: country, musica latina, pop. Probabilmente neppure loro ci credevano, visto che consideravano questo album come un ritorno sulle scene in sordina, dalla porta posteriore ed invece dovettero ricredersi, soprattutto le due anime inquiete, Jimmy Page e John Bonham, perchè il disco ebbe un ottimo riscontro commerciale sia nel Regno Unito, che negli Stati Uniti. E probabilmente avrebbe potuto avere anche maggiore notorietà se non fosse giunto quel terribile 25 Settembre del 1980 che ci privò del piacere di assistere all’esecuzione dei brani di quest’album dal vivo.
Nonostante questa “out door” si apra sul lavoro più eterogeneo dei Led Zeppelin, la prima traccia, “In The Evening” rappresenta la continuità con il glorioso passato della band: si tratta di un pezzo hard-rock, abbastanza ruvido e robusto, in cui Robert Plant si ritrova a fare i conti con la solitudine della sera imminente, con tutto ciò che di brutto ci è capitato durante la giornata, con quella dannata ed abbondante dose di sfortuna con cui il gruppo sembrava dover sopravvivere. Forse è proprio per esorcizzare la cattiva sorte che i brani successivi si aprono a sonorità più solari e spensierate, che non avremmo mai pensato di ascoltare in un disco degli Zeps: la word music di “South Bound Suarez”; il latin rock di “Fool In The Rain” che sfocia, alla fine, in una vera e propria samba; la scanzonata “Hot Dog”, omaggio all’America del country, al grande e selvaggio West, al mito di Elvis Presley ed alla fiducia nella realizzazione dei propri sogni che da sempre contraddistingue il nuovo mondo. Quest’ultima canzone chiude il lato A del disco e ci proietta verso le atmosfere più ombrose e lunari del lato B.
Nei dieci minuti di “Carouselambra” John Paul Jones riesce a dare il meglio di sè lanciando la musica degli Zeps verso lo spazio infinito dei synth e del prog-rock e proiettando la band verso gli anni Ottanta. Sonorità sintetiche che si fanno sentire anche nella successiva “All My Love”, un atto d’amore e malinconia che è impossibile non relazionare alle vicende personali di Robert Plant, alla perdita, a soli cinque anni, del figlio Karac nel 1976. “Is this to end or just begin?“, recita uno dei versi del brano. Chissà se questa è la fine o è solo l’inizio, una frase che, oggi, suona non solo come la domanda d’un padre al destino che ha sconvolto la sua esistenza, ma anche una premonizione su quella che, a breve, sarebbe stata l’effettiva e tragica conclusione del viaggio iniziato nel ’68 quando a Jimmy Page, desideroso di dare una continuazione al progetto Yardbirds, fu suggerito il nome di quel cantante di Birmingham, Robert Plant. In fondo il nostro destino è un semplice e sottile filo, che può spezzarsi da un momento all’altro, nonostante tutto l’amore che continuiamo a provare, nonostante questo fuoco non si esaurirà mai, per quanto possa esser alta o lunga la marea. E così giunge l’ultimo brano, quello più malinconico, il blues di “I’m Gonna Crawl”, in bilico tra sogno e realtà , nel quale è possibile sentire il peso dell’assenza, sia moralmente, che fisicamente, mentre il mondo esterno si fa sempre più grigio, sfumato ed evanescente.
Pubblicazione: 15 agosto 1979
Durata: 42:33
Dischi: 1
Tracce: 7
Genere: Hard-Rock
Etichetta: Swan Song Records
Produttore: Jimmy Page
Registrazione: novembre ““ dicembre 1978
1. In The Evening – 6:49
2. South Bound Suarez – 4:13
3. Fool In The Rain – 6:12
4. Hot Dog – 3:18
5. Carouselambra – 10:34
6. All My Love – 5:53
7. I’m Gonna Crawl – 5:31