Interessante album di debutto per questa band di Manchester che, nel suo indie funk, riesce a trovare spunti interessanti che rendono questo loro primo lavoro un inizio promettente e che ci fa ben sperare per il futuro .
Registrato negli studi Parr Street di Liverpool e coadiuvati da un nome importante come quello di Chris Taylor (The Coral, Everything Everything, Ian Brown, Bill Ryder Jones) che la band ha incontrato in all’inizio del 2018, “Hardship Starship” è un album con un buon ritmo, da ascoltare e da ballare, e che sicuramente amplierà la già nutrita schiera di fan ed estimatori della band.
Certo, pur restando nel suo complesso tutto ben fatto e riuscito per un album d’ esordio, forse pecca di una certa uniformità nei pezzi che, per quanto interessanti e piacevoli non ti fanno quasi mai sussultare.
Questo non vuole essere un giudizio negativo ma anzi ritengo che questo lavoro esprima una band con grandi potenzialità , che probabilmente vedremo crescere già dal loro prossimo lavoro, a partire del front man Isaac Taylor che, con la sua voce ruvida, riesce a caratterizzare gran parte dei brani e a dare uno senso di riconoscibilità alla band che non guasta mai .
L’album parte con il singolo ” Extra Terrestrial” che avevamo già ascoltato, con riff che marchiano la band come indie funk e la voce di Isaac Taylor, che graffia quanto basta e da un senso compiuto al brano.
Quello che ascoltiamo è un insieme di leggerezza (molta) e complessità (meno) che colpisce piacevolmente, una specie di effetto Prefab Sprout , fatte le dovute siderali distanze, che ci incuriosisce sul futuro della band, se alzeranno l’asticella e punteranno ad arrangiamenti e una sound più ambizioso.
“Car” per esempio è un brano piuttosto semplice che non mi piace particolarmente, ma si recupera subito con “Trouble” e la sirena e le percussioni che dominano, brano che ci dà l’impressione del diamante grezzo ma pronto ad illuminarsi.
La band ha già una nutrita schiera di fan che so che adorano “Bellyaches” che viene eseguita live già da un pò di tempo, ma sinceramente a me colpisce maggiormente “ISH-KA” con il rappato che funziona alla grande o “Salbutamol” con la voce di Isaac Taylor che traccia una linea melodica che funziona senza esplodere nel ritornello.
Una menzione la merita “W.Y.N.A.”, dove dovrebbe andare la ricerca della band come sguardo al futuro e a mio avviso il brano migliore, e “Indecision/Intermission” ennesima visione sulla brexit con campionatura di David Cameron, il tutto espresso in un bel pezzo.
Il punto di forza di questa band è che hanno stile, una forza naturale evidente, grande potenzialità e funzionano davvero. il brano di chiusura ne è la prova più evidente ” Hey Casanova” è il pezzo migliore, privo di funk e con una chitarra che finalmente si libera, spero che rappresenti il loro futuro.
No Hot Ashes è una band molto interessante, con carisma, idee, e capace di poter fare meglio e crescere, come esordio va più che bene, ci consegna un album interessante e la speranza di ascoltare in futuro grandi cose.