“Mi sento come avessi visto la Terra dallo spazio”, dice il buon Pizzorno, deus ex machina dei Kasabian alla sua prima esperienza solista.
Va detto, il coraggio e la voglia non mancano al chitarrista di Leicester di note origini italiane, e nemmeno la voglia di uscire (come già fatto, peraltro, con i Kasabian) dalla confort zone brit-rockeggiante che gli avrebbe potuto garantire un discreto vitalizio per anni a venire. E questo album/side project “The S.L.P.” (nient’altro che le iniziali del Nostro), ce lo dimostra.
Va anche detto, più che dallo spazio, Pizzorno vede la terra dal passato, o al massimo come un curioso ed istrionico pop-rocker del passato avrebbe probabilmente visto il futuro una trentina di anni fa.
Mette un – bel- po’ da parte l’amata chitarra (già comunque ad utilizzo ridotto negli ultimi lavori a firma Kasabian) per giocare di più con l’effettistica e i synth, l’autotune e il vocoder (iconica in tal senso la lisergica “The Youngest Gary”, che riprende il motivetto di un pezzo degli anni ’70 del trio turco Cici Kizlar), omaggiare il Big Beat (“Soldiers 00018″o “((trance))”) e il mondo delle cinematiche colonne sonore (“Meanwhile”… In Genova”) come quello della new wave e della dance rock anni ’80 (“Nobody Else” con il suo ritornello immediato è forse il pezzo che rimane più impresso del lotto), per poi provare incursioni anche nell’hip hop e nel rap con l’aiuto di Little Simz e di Slowthai (rispettivamente in “Favourites” e “Meanwhile”… At The Welcome Break”)
E’ bravo ed ha gusto, il caro Pizzorno, il suo tocco si sente a prescindere dalle tessiture sonore e deve essere stato un bel divertissement sperimentare e registrare quest’album nel suo studio di Leicester: certo, se invece lo intendiamo come un’opera che avrebbe dovuto avere peso specifico davvero rilevante, qualche perplessità sulla qualità effettiva di questo “The S.L.P.”, visto che al netto di un buon trasporto di momenti indimenticabili ce ne sono davvero pochi, è naturale che possa venire a galla, specie da parte di chi in Pizzorno vede ancora uno dei pochi e credibili alfieri del guitar pop-rock in giro per il vecchio continente.
Credit Foto: Aitor Throup