Prima di partire per questa recensione vi consiglio caldamente di leggere quelle dei loro album precedenti “Smote Reverse” e “Ocs”, perchè farò riferimenti.
Ok, siete tornati? Bene cari telespettatori e telelettori da casa, bentrovati con il nostro classico appuntamento annuale (in cadenza estiva) “indovina l’album degli Oh sees“. Dai, si scherza, ma non molto in fin dei conti. Cosa abbiamo per le mani? Difficile da capire, ma analiziamolo per bene.
“Face Stabber” racchiude tutto quello che sono gli Oh Sees ‘moderni’, riarrangiati con uno spirito da jam band. Strano? Abbastanza, ma questo è quello che penso. Qui abbiamo 16 pezzi con parti molto lunghe, come “Henchlock” di 20 minuti (manco gli Emerson, Lake and Palmer) che rasenta il prog unito alla jam vera e propria, oppure canzoni più classiche che ricordano l’album precedente come la title track, ma qua arrivano anche pezzi alla “Coachwisp”, vecchio progetto del John nazionale, “Gholu” o “Heart Worm” sono d’obbligo, ma in realtà c’è pure un certo odore anche di “Ocs”. Insomma, un casino organizzato.
Per questa natura, l’album riesce ad essere sorprendente e snervante alla sua maniera: alcuni pezzi son delle bombe e mi gasano un sacco, vedi “Together Tomorrow”, altri sono la noia più totale, come l’ultima traccia dell’album citata in predenza, insomma, un dualismo costante e un arma a doppio taglio.
Per quanto rigurda la registrazione non c’è nulla da dire, sporca, a tratti, ma giusta nel suo contesto e molto equilibrata.
Non è il loro album migliore ma nemmeno il peggiore, ci mancherebbe”…allora cos’è? Beh, un sette spaccato, un s e t t e s p a c c a t o.