Giunta con “Lost Girls” al suo quinto lavoro discografico, ha ben poco da dimostrare Natasha Khan, alias Bat for Lashes. Lo stile della cantautrice britannica, di origine pakistana, è ormai riconoscibile e giustamente non vengono più tirate in ballo quelle artiste che sembravano averla ispirata (un nome su tutte: Bjork).

Affermatasi come autentica rivelazione della scena musicale internazionale all’epoca del suo splendido disco d’esordio, datato 2007,   di album in album ha trovato una via assai personale, soprattutto distinguendosi per i temi trattati e l’assoluta varietà  degli arrangiamenti, da lei oltretutto curati.

La conferma fragorosa avviene anche all’ascolto di queste nuove 10 intense canzoni, che magari non giungono a toccare le vette creative delle corrispettive tracce presenti nell’album precedente (a detta di chi scrive, il suo capolavoro assoluto) ma che la mostrano intatta nel suo debordante talento.

“Lost Girls” attenua, non solo concettualmente, le atmosfere decadenti, austere e a tratti drammatiche di “The Bride”, ma mette in luce ancora una scrittura vivida, frutto di una fervida immaginazione dell’autrice, vivace e obliqua.

E’ ancora una volta un concept album il nuovo di Bat for Lashes, che prende spunto e semplifica nelle sue intenzioni quella che doveva essere una vera e propria sceneggiatura in previsione di un film per ora rimasto nel cassetto.

Le ragazze perdute aleggiano col suo mistero sin dall’evocativa traccia d’apertura “Kids in the Dark”, a dettare già  il mood dell’intero lavoro e appaiono dissacranti e iconiche in “Vampires”, canzone dal grande impatto, che ricorda le atmosfere care ai Cure di “Disintegration”, con un magnifico sax e synth che fanno tanto anni ’80.

Tutto l’album richiama alla mente quel decennio, nei suoi contorni meno scintillanti e plastificati, nonostante non manchino brani dal grande appeal come “The Hunger”, e altri ballabili come “Feel for You” in cui la Nostra ci pare persino scanzonata al cospetto di episodi invece oscuri e noir come “Jasmine”, ritratto di una sadica serial killer.

La voce di Natasha si dispiega bellissima e magnetica in “Desert Man” e in generale risuona forte e chiara in altri episodi chiave della raccolta, come in “Safe Tonight” e nella conclusiva, placida “Mountains”, facendosi comodamente spazio in una musica avvolgente e al solito sognante ma più “terrena” e ancorata alla realtà  rispetto al passato.

Sbaglierei a considerare questo “Lost Girls” come un disco più facile e commerciale, nel senso bieco del termine, ma è indubbio come rappresenti, anche da un punto di vista musicale, un tentativo di avvicinamento al mondo mainstream, da cui la Khan si era abilmente smarcata sin qui, volando libera e incondizionata.

Non è un disco che passerà  alla storia ma è emblematico della piena affermazione della sua titolare, sempre più consapevole e matura e in grado di maneggiare con maestria tutti i linguaggi del pop contemporaneo.