Secondo disco solista per Giovanni Succi dei Bachi Da Pietra, dopo “Con Ghiaccio” uscito due anni fa. Ultima tappa di un lungo percorso musicale e artistico ricco di lavoro e collaborazioni (Jason Molina, Uochi Toki, Xabier Iriondo, Emidio Clementi oltre al sodalizio con i Madrigali Magri e quello quasi ventennale con Bruno Dorella nei Bachi Da Pietra). Un periodo in cui Succi si è interessato anche di teatro con reading dedicati a Dante, Giorgio Caproni, Guido Gozzano, Edoardo Sanguineti e Cesare Pavese (tre nomi tra i tanti).

“Carne cruda a colazione” è stato prodotto e mixato da Ivan A. Rossi (Baustelle, The Zen Circus, Dimartino) e ribadisce l’indole da bastian contrario di Succi, allergico a etichette, algoritmi e definizioni. Divertente polemista a volto (s)coperto scrive dieci brani ironici e profondi nei testi, sanguigni dal punto di vista musicale. Dedicati a chi è stanco di dolcezze e marmellate. Tutti al giorno d’oggi possono fare un disco melodico e carino, più difficile cercare di essere fuori dagli schemi come fa Succi.

Il suo è un mondo fatto di spoken word ritmati tra elettronica, art pop e synth pop (“Povero Zio” col bel basso à  la Les Claypool di Tristan Martinelli, “Algoritmo”, la tagliente “Arti”) che incorniciano certezze sgualcite da una vita andata a male (“La risposta”) e cellulari che vanno in tilt preannunciando la fine del mondo (“Grazie Per L’Attesa”). Spettrali i sei minuti di “Meglio di niente”: tastiere e sintetizzatori evocano atmosfere notturne che sfumano in “Balene Per Me” tormentone mancato per un’estate sognata, mai arrivata o forse giunta troppo tardi.

Avrai altre strofe languide dai pusher dello svago” canta Succi in “I Melliflui” e non sembra certo pentito di aver scelto la strada più accidentata, quella meno popolata e popolare. Mai banale, anche quando si lascia andare alla dolcezza on the road di “Cabrio” col violino di Rodrigo D’Erasmo che accompagna un viaggio a cinquanta all’ora (“ogni curva a memoria, guido prudente / io guardo la strada, tu guarda le stelle“) o si perde tra le strade di un’Alessandria che sembra Parigi (“Grigia”).

Succi fa il cannibale, la sua carne cruda è priva di additivi e conservanti (anche se “può contenere frammenti di Kraftwerk, Paolo Conte, Talking Heads, Snoop Doggy Dog, LCD Sound System, Tom Waits, Velvet Underground, Lupo De Lupis” come ci tiene a precisare). Sceglie l’arma del sarcasmo per raccontare il mondo che ci circonda senza voler piacere per forza.

Credit foto: Luca Deravignone