I Life hanno fatto parecchia gavetta, ma sembra che ora sia arrivato il loro momento: recentemente in tour con gli amati Idles, la band di Hull ha pubblicato da poche settimane il suo secondo LP, “A Picture Of Good Health”, che ha permesso loro di ottenere una maggiore e meritata visibilità anche al di fuori dei confini nazionali.
Le recensioni che abbiamo letto online negli ultimi tempi, sia riguardo al nuovo disco che ai loro imprevedibili live-show, erano molto positive e stasera abbiamo deciso di tornare a Bologna, dove il gruppo dello Yorkshire si esibirà per la sua seconda data italiana, dopo quella di ieri al New Age di Roncade (TV) in apertura al ben più noto Peter Doherty.
Il Freakout Club stasera è piuttosto pieno, sebbene non sold-out, segno che la curiosità positiva verso questi ragazzi è arrivata anche in territorio emiliano e ovviamente noi ne siamo ben lieti.
Mancano un paio di minuti alle undici e mezza, quando i Life salgono sul palco della venue situata proprio sotto il cavalcaferrovia di viale Stalingrado: il frontman Mez Green, che avevamo intervistato durante l’estate, inizia immediatamente a muovere il suo corpo in quello che vogliamo definire un ballo ipnotico, che durerà praticamente per tutti i cinquantacinque minuti del live.
I livelli di adrenalina sono subito alti con la opening “Excites Me”, l’energia inizia a pervadere la stanza e ciò è chiaramente visibile sul volto dei numerosi presenti, che difficilmente riescono a stare fermi, mentre il cantante inglese ci violenta brutalmente con i suoi vocals severi.
Il basso insistente di Loz Etheridge e la batteria di Stew Baxter arrivano dritti in faccia nella successiva “Good Health”, dall’atmosfera cupa, ma incredibilmente efficace e folle.
Mez parla molto spesso tra un brano e l’altro e lo fa con grande cognizione, non è mai banale e dice cose sempre condivisibili: per esempio ci racconta del suo bambino e del fatto che si ritrovi a essere un papà single e così introduce “Half Pint Fatherhood” che, con la sua chitarra post-punk, ci regala altri minuti di adrenalina pura.
Rimaniamo ancora su territori post-punk con la successiva “Never Love Again”, ma è impossibile resistere al fragoroso e divertente ritornello, incredibilmente catchy; “It’s A Con”, sorretta da un basso deciso e rumoso, è sempre cupa, ma sono i vocals di Green, così intensi e diretti, a colpirci maggiormente, mentre per la vecchia “Euromillions”, in cui si dichiara contro Trump e contro la Brexit, il frontman prima scende a cantare tra il pubblico e in seguito si diverte a fare crowdsurfing.
La parte conclusiva del concerto è ancora più intensa con la follia della feroce “Don’t Give Up Yet” prima (qui la potenza del drumming di Baxter è qualcosa di pazzesco e di difficilmente descrivibile), i ritmi rockeggianti e i toni decisamente catchy e divertenti del singolo “Moral Fiber” poi e l’adrenalina totale di “Popular Music” in chiusura.
Un concerto sudato e sincero nel vero spirito punk, un livello di eccitazione come abbiamo visto poche volte e un frontman brillante e credibile: le promesse sono state ampiamente mantenute e speriamo di poter rivedere presto i Life in Italia, magari anche in venue più grandi. Lasciamo il Freakout Club totalmente soddisfatti ed esaltati consapevoli di aver vissuto un’altra grande serata.