Diciamolo sinceramente: innovatori non sono mai stati, i Mando Diao, ma energia e agganci c’erano tutti. Almeno fino al 2009 che, ridendo e scherzando, è una decade fa.
Poi il livello si è drammaticamente abbassato e la perdita di pezzi come il tastierista Mats Björke e, soprattutto, del duumviro Gustaf Norèn di certo non hanno giovato. Anzi.
Diversi passaggi a vuoto, ma di mollare Björn Dixgà¥rd, ormai a tutti gli effetti dominus del progetto, non ne vuol sapere. E ci prova quindi il frontman svedese, con rischio calcolato ed affidandosi al repertorio più consolidato di rock a trazione chitarristica, fatto di riff e ritornelli studiati per rimanere in testa il più possibile: in questo senso, iconici sono brani come l’uno-due iniziale di “One Last Fire” e “He Can Control You”, la marcia e il sapore blues di “I Was Blind” o la ruffiana “My Woman” che non avrebbe probabilmente sfigurato in un “Bring ‘Em In” o in un “Hurricane Bar”.
Le divagazioni sono ridotte al minimo, con gli aromi soul-country di “Long Long Way” o quelli boogie di “Bang Your Head” (con tanto di cowbell a contorno).
Di certo è che per quanto i Nostri ci provino, questo “Bang” fatica davvero a prendere quota. Ed è altresì significativo come un band che dieci anni fa urlava “Give Me Fire” adesso parli di “One Last Fire”.
Il voto è di stima, ma la sensazione è che i Mando Diao con questo “Bang” tentino di soffiare sul fuoco per alimentarlo con tutto il fiato rimasto: e pare, questa, davvero l’extrema ratio per non far spengere definitivamente la fiammella.