Dopo aver pubblicato il loro secondo LP in altrettanti anni, gli Olden Yolk sono arrivati in Europa per presentare “Living Theatre”, realizzato lo scorso maggio via Trouble In Mind.
Il gruppo psych-folk di New York City, composto da Shane Butler dei Quilt e dalla multistrumentalista Caity Shaffer, accompagnati nel vecchio continente da una sezione ritmica, è quasi giunto al termine del suo tour, quando lo raggiungiamo qui ad Amburgo: la MS Stubnitz non è altro che una grande barca attraccata sull’Elba e trasformata in venue musicale.
Bisogna scendere nelle profondità della nave per raggiungere il palco dall’aspetto piuttosto cupo, dove in apertura si esibisce anche il duo inglese Samana, che unisce suoni dream-pop ad atmosfere a-la-Wild Beasts o a-la-Maccabees, come accade nel loro buon debutto, “The Road Record”, uscito per la prestigiosa etichetta di Brighton Fat Cat Records.
Sono passate da pochi minuti le dieci e mezza quando Shane, Caity e compagni salgono sul palco della suggestiva venue tedesca: si parte, come accade anche nel loro album più recente, con “240 D”. Il loro gentilissimo freak-folk ci colpisce per la sua dolcezza: nel perfetto mix che la band statunitense riesce a creare è solo il drumming a farsi notare per l’aumento della sua velocità di tanto in tanto, altrimenti la tranquillità regna sovrana con melodie deliziose e, come avevamo notato anche in fase di recensione, richiami a un gruppo come i Beatles, che di perle pop ne ha create più di una (non siamo certo noi a doverlo ribadire).
Quando Shane passa alla sei corde elettrica per “Blue Paradigm”, ciò che subito notiamo sono le gustose percussioni che hanno un non so che di tropicale, mentre la voce calma della Shaffer crea belle armonie, trasportandosi in qualche occasione verso territori dreamy.
“Grand Palais”, invece, pur senza perdere quel suo tono sognante, ci porta su territori psichedelici e, nel finale, trova l’apice del suo crescendo con un ritmo intenso.
Decisa e ancora ricca di eleganti armonie anche “Cotton & Cane”, che mantiene la sua velocità sostenuta, grazie soprattutto a una sezione ritmica molto determinata, mentre “Castor & Pollux”, cantata da Caity e costruita intorno alle sue tastiere, ha un’atmosfera decisamente angelica, ma sfocia poi in panorami molto più freak.
Davvero bello, infine, il lunghissimo trip psichedelico, “Takes One To Know One”, presente sul loro omonimo esordio, che ci ipnotizza per lunghi minuti, senza però dimenticare la loro parola d’ordine, ovvero la gentilezza.
Il tempo per un paio di encore e il concerto volge al termine dopo cinquanta minuti: gli Olden Yolk ci hanno mostrato di saper costruire un live piuttosto interessante e capace di regalare perle psych-folk dai toni pop, usando delicatezza, classe e qualità . Non possiamo che passare dal loro banchetto del merch e versare il dovuto tributo, comprando il loro cd più recente.